Il teatro eurasiano non è il teatro delle steppe dell'Asia Centrale: si riferisce ad una regione del sapere teatrale dove le iridescenti tradizioni dei teatri classici dell'Asia ( il Nô, il Kabuki, le danze dell'India e di Bali, l'Opera di Pechino ) si intrecciano con le tradizioni del teatro europeo e occidentale. Un territorio dunque dove Euripide, Kalidasa, Shakespeare, Zeami, la Poetica di Aristotele e il Natyashastra indiano, convergono nei confini di un unico patrimonio di conoscenze teatrali. Questo territorio è diventato esplicito nel Novecento anche se i rapporti, gli scambi, i malintesi più o meno fecondi tra Oriente e Occidente nel campo del teatro e delle pratiche sceniche risalgono all'antichità: è nel Novecento infatti che il teatro eurasiano trova un'estesa risonanza prima nel contesto del colonialismo e delle sue mode esotiche poi in quello del multiculturalismo. Alla prospettiva del teatro eurasiano nel Novecento europeo hanno dato il loro apporto uomini di teatro come Craig, Meyerhol'd, Artaud, Brecht, Grotowski, Brook e Barba: essi hanno tratto dalle culture asiatiche alcuni degli stimoli più profondi alle loro pratiche e alle loro teorie. Il teatro eurasiano pertanto è un'idea attiva nella cultura teatrale moderna, uno dei risultati di pensare il teatro non come letteratura ma come crogiuolo di esperienze innovative ed essenziali alla definizione della scienza teatrale e delle tecniche creative dell'attore.