Il cibo ha il suo linguaggio, talvolta esoterico e comprensibile solo agli"iniziati". Il cibo ha le sue parole, anzi le sue metafore.
Le metafore del cibo sono quelle più antiche, più comprensibili, più immediate. I racconti di un tempo, anche remoto, erano tutti fondati sul cibo, che era scarso, difficile e oggetto infinito di contese e di conflitti. Oggi il cibo è interno agli stili di vita, ha lasciato il suo compito fisiologico, per giungere a un approccio sostanzialmente culturale e antropologico.
Rimane però la sua potenza metaforica, la sua capacità di riportare a sé anche argomenti, atteggiamenti, universi che gli sono lontani. Il cibo produce continuamente termini nuovi, o se vogliamo, in un regime di scambio continuo, prende delle parole dall'esterno e le riconduce al suo universo o altrimenti cede dei termini che nascono dalla cucina e dal vino e poi si ritrovano in altri aspetti della vita individuale e collettiva.