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07/05/2007 - 16:00

Auditorium Melotti

Prima della rivoluzione

Saldato il debito con Pasolini e misurate le proprie forze sul campo del genitore Attilio (nel ’62 Bertolucci vince il Premio Viareggio, sezione Opera Prima, con la raccolta di liriche In cerca del mistero), l’autore sembra ormai libero di volare e di creare autonomamente. Prima della rivoluzione è un’opera meditata e insieme l’accesa confessione di un eretico laico. La trama scorre in tre direzioni – erotica, ideologica e psichica – che  sembrano diverse ma si combinano strettamente, e coinvolge cinque figure principali, fra cui tre sono dichiaratamente di derivazione letteraria: Fabrizio, Gina e Clelia infatti sono personaggi di La certosa di Parma di Stendhal. Le altre due, l’amico Agostino e il mentore Cesare, esemplificano in modo magistrale il dilemma che costituisce l’essenza della psicologia di Fabrizio ovvero la tensione fra leggerezza e rigore, poesia e impegno politico, estetismo e pragmatismo, arte e vita, sogno e realtà. A Parma il giovane Fabrizio (Francesco Barilli) ha una relazione con Gina (Adriana Asti), sorella di sua madre, ma sposa la convenzionale e soave Clelia (Cristina Pariset). In quest’opera densa e toccante, una delle migliori prodotte dal nostro cinema nel corso degli anni Sessanta, l’autobiografia si fonde con  l’attualità politico-sociale: il risultato è un documento originalissimo dedicato a un silente e tormentato periodo storico. Se  l’iniziale citazione di Talleyrand spiega che non si può capire la dolcezza del vivere se non si è vissuto negli anni prima della rivoluzione, se Clelia è la dolcezza del vivere che Fabrizio non vuole accettare, l’edipico protagonista, anche novello Amleto, pur annoiato e irruento tende a ritardare le scelte esistenziali. Tra la morbida e sacrale bellezza di Clelia, e l’asciutta consapevolezza di Cesare (Morando Morandini) alla fine sceglie o, piuttosto, scivola nella prima, simbolo e tacito vessillo della sua classe sociale. Una scelta motivata da una celebre battuta: «Mentre vivo sento già lontanissimi i momenti che sto vivendo, così non voglio modificare il presente, lo prendo come viene. Ma il mio futuro di borghese è nel mio passato di borghese. Così per me l’ideologia è stata una vacanza, una villeggiatura. (...) Credevo di vivere gli anni della rivoluzione e invece vivevo gli anni prima della rivoluzione, perché è sempre prima della rivoluzione quando si è come me».