Il gusto raffinato per gli aspetti visivi-scenografici degli spettacoli, l’abbinamento dell’ironia ad un leggero respiro drammaturgico, un umore sul quale aleggia la sensualità della tradizione tanghera. Sono questi alcuni degli aspetti chiave dello stile di Nucleodanza, storica compagnia argentina fondata nel 1974 a Buenos Aires da Margarita Bali e Susana Tambutti. Una laurea in biologia e una seconda vita artistica come scultrice per la Bali, un diploma di architettura per la Tambutti dimostrano gli interessi poliedrici delle due coreografie. Entrambe hanno danzato con la celebre compagnia argentina di Oscar Araiz, firmando in seguito per Nucleodanza, tra l’una e l’altra, una quarantina di titoli. Tra i loro successi la coreografia per il film “Tangos, El Esilio de Gardel” (1985), vincitrice di un Premio Speciale della giuria al Festival del cinema di Venezia.
I lavori di Margarita Bali si distinguono per la cura con cui la coreografia si ambienta in spazi scenici dai dettagli intriganti e pittorici, arricchiti di frequente dalla proiezione di video. In “Dos en la cornista” la danza di coppia al maschile dei due protagonisti è duplicata, addirittura triplicata dalle immagini raccontate su grande schermo che vedono i due danzatori ballare tra muri e balaustre in un gioco di unità e diversificazione continua tra coreografie video e sequenze dal vivo. In “Dobiar mujer por linea de puntos”, sempre della Bali, sono invece due oggetti quotidiani come un piccolo tavolo e una sedia, stravolti da un design surreale, ad essere base d’appoggio per la danza deduttiva e meditabonda di Gabriela Prodo. Consapevolezza scenografica riproposta anche in “Tilt”, assolo ideato dalla Bali e firmato a quattro mani con Ines Sanguinetti. Interpretato al Festival da Anamaria Garat, “Tilt” è un quadro di vita ordinaria raccontato con la distanza di una coreografia sulla trasformazione di oggetti di tutti i giorni in altro da sé. La tenda blu appesa alla parete diventa così abito della danzatrice, avvolgendola durante le lente torsioni che vendono la protagonista strisciare sul muro rosa, dove è appesa una cornice vuota. Messa intorno al corpo, diventerà anch’esso “abito”, suggerendo all’interprete nuovi modi di vivere la “normalità” di una vita passata tra le mura domestiche, lasciandosi catturare dalle diverse atmosfere suscitate da una partitura che unisce John Lurie al tema de “La Cumparsita”.
Gli altri due pezzi in programma a Oriente Occidente sono di Susana Tambutti, autrice tra l’altro di uno dei lavori più ironici e trasformisti della compagnia, “La Punalada”. Al Festival presenta “Como un pulpo”, un brano dal lucido sviluppo tecnico-drammatico. Un uomo e una donna girano intorno a un grande tavolo rettangolare su “Reactionary Tango” di Carlo Blay. I loro tragitti proseguono diametralmente opposti: i due si ignorano. Man mano che il pezzo procede, i due si avvicinano, fino a ritrovarsi a danzare insieme un aggressivo ballo di coppia, in cui affiora sfilacciata e rabbiosa la tradizione del tango. Nuovissimo è “Muerte annunciada la guion”: trio che vede coinvolti due danzatrici ed un attore. Rivista con humour i differenti approcci alla morte della grande tradizione accademica, dalla fine naturale del “Morte de Cigno” alle fatali pene d’amore di “Giselle” e ai riti sacrificati de “La Sagra della Primavera”.