Oriente Occidente dedica quest’anno una retrospettiva a Bud Blumenthal coreografo rivelatosi all’Italia nella scorsa edizione del Festival attraverso l’interpretazione del Ballet de Lorraine di Phantom Limbic, un suo pezzo creato per la compagnia francese in omaggio alla maga della luce Loie Fuller. Una retrospettiva che permetterà di approfondire la conoscenza di questo autore dallo stile organico, fluido e ibrido frutto della fusione di una formazione sportiva con lo studio delle tecniche release e contact e del tai chi chuan, attraverso tre lavori legati da un comune denominatore: la libera ispirazione a un testo letterario, poetico. Fanno infatti riferimento all’Odissea di Omero, all’Ulisse di Joyce il solo Les Sentiers d’Ulysse e il pezzo corale Les Reflets d’Ulysse, mentre l’altro assolo presentato al Festival, 24 Haïkus, si ispira alle omonime e brevi liriche giapponesi. Bud Blumenthal ha origini americane, ma la sua carriera di danzatore prima, e di autore poi, si è svolta nel cuore dell’Europa. Attivo dal 1988 in Belgio, anno in cui entra a far parte del gruppo Plan K/Charleroi Danses di Frédéric Flamand, Blumenthal ha iniziato a coreografare nel 1991, realizzando, in collaborazione con Michèle Noiret, il duetto Louisiana Breakfast. L’anno successivo compone Fishtracks, prima pièce interamente sua nella quale emerge l’interesse per le nuove tecnologie che verrà in seguito sviluppato con collaboratori quali il videoartista Antonin De Bemels per Red Cliff (’02) e Les Sentiers d’Ulysse o l’architetto Paolo Atzori per Full Play, pezzo solistico in cui sperimenta l’interattività live tra danza, musica e immagini.Sono il passaggio al festival di Avignone nel 2000 (con il solo 24 Haïkus del ’96) e la nascita di Noeud de Sable (duo del ’97) ad imporre Blumenthal all’attenzione della critica internazionale e a connotarlo come autore capace di coniugare la poesia del movimento con gli sviluppi più innovativi delle nuove tecnologie digitali sulla scena. Per l’opera corale Les Reflets d’Ulysse, creata nell’aprile di quest’anno per la Biennale di Charleroi, Blumenthal ha pensato alla metafora del viaggio di Ulisse per rappresentare, attraverso sei danzatori e un curioso allestimento scenico sospeso tra sogno e realtà, la scoperta del sé e del mondo. Un Ulisse moderno, riflesso e moltiplicato in immagini e stati del corpo che, mediante una drammaturgia ipertestuale che rammenta le diverse tecniche narrative di Joyce e una serie di espedienti scenici-tecnologici, costruisce un percorso nella città, nel mondo attuale. Un viaggio caleidoscopico al tempo stesso urbano, intimo, fantastico e surreale. La creazione prende le mosse dal precedente Les Sentiers d’Ulysse.