Koyaanisqatsi, nella lingua degli indiani d’America “Hopi”, è una parola dal significato complesso: indica una vita folle, tumultuosa, squilibrata. Il messaggio del film, già chiaro nel criptico titolo, si ispira ad una profezia incisa sulla roccia di una grotta che appare in una delle prime sequenze: la dialettica tra natura e progresso che ha visto la natura prepotentemente soppiantata dalla presenza dell’uomo, della civiltà meccanizzata e della tecnologia. "Quale sarà il destino del mondo?", sembra chiedersi il regista. Ma il film di Reggio non è un semplice pamphlet moralistico-ecologista quanto un vero e proprio poema cinematografico, unico nel suo genere, senza parole, fatto di immagini e musica perfettamente fuse insieme. Il suo è uno sguardo cosmico, visionario, poetico, che procede per “illuminazioni’ come la poesia, che cerca di abbracciare tutto e di osservare l’insieme della natura e dei suoi fenomeni lasciando parlare il reale e agendo solo sulla velocità delle riprese, con rallenti e accelerazioni, in modo da accentuare il messaggio emotivo. "Vorrei che la gente scappasse nella realtà e non dalla realtà come avviene per gli altri film", ha affermato una volta il regista, e con questo film egli conduce lo spettatore in una dimensione privilegiata, per innescare in lui un processo di consapevolezza, per fargli osservare e giudicare la realtà che ci circonda. Le immagini della natura (stupende le inquadrature aeree delle Montagne Rocciose e della Monument Valley), quelle dell’industrializzazione e quelle del ritmo caotico delle metropoli americane contemporanee sono orchestrate in ‘movimenti’, come un poema sinfonico, da Philip Glass che ha partecipato alla realizzazione del film fin dalle riprese, dando alla musica una struttura narrativa ed emotiva ad esse indissociabile, tanto da farci spesso "sentire le immagini e vedere la musica". Koyaanisqatsi rappresenta un viaggio nel tempo e nello spazio, una riflessione sul mondo e sul ruolo dell’uomo, un film che ha richiesto sette anni di lavorazione e che ha utilizzato la tecnologia per condannare la tecnologia.
Questo film mira a raffrontare la maestà della natura -terre, mari, cieli - là dove essa è ancora incontaminata, con le precarie e spesso assurde realizzazioni dell’umanità di oggi, disancorata dai valori più essenziali e, appunto, naturali, lanciata in una corsa demenziale. Immagini naturali e urbane si susseguono in un montaggio ora accelerato o rallentato, ritmato dalla musica che svolge un ruolo chiave.