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14/09/1996 - 19:00
15/09/1996 - 19:00

Teatro Zandonai

Inscape. Impressions # 1. Meta 4

Prova di poliedricità di approccio creativo è il programma in scena a Rovereto. “Impressions # 1” (1987) e “Impression # 2” (1988) sono dedicati rispettivamente a Henry Moore e a Vincent Van Gogh. 
“Entrambi sono stati creati in onore di mio padre. Ho sempre amato Henry Moore – racconta la Lewitzky – per il fatto che i soggetti femminili delle sue sculture non sono donne viste come oggetto di possesso maschile, ma persone che lavorano, fanno figli, tutt’altro che odalische. Con sei danzatrici della mia compagnia abbiamo studiato Moore per quattro anni, cercando il riferimento tra la danza e il suo modo di creare gruppi, di lavorare sui punti di contatto, di reclinare le figure, rendendo tali concetti cinetici. La prima mostra di Van Gogh della mia vita la vidi, con mio padre, da bambina. Mi ricordo la sua eccitazione nello spiegarmi la pittura di Van Gogh, una sensazione che ritrovai molti anni dopo in Olanda. Decisi quindi di dedicare a Van Gogh il secondo spettacolo della trilogia (il terzo si ispira a Paul Klee ndr). 
E’ un lavoro in otto sezioni, alcune sulla natura, altre sulle persone. Van Gogh era veramente interessato all’umanità: è molto difficile che i suoi quadri non contengano il segno dell’attività dell’uomo. Con la danza abbiamo cercato di rendere tridimensionale la qualità del movimento dei suoi dipinti”. 
Altro il taglio di “Inscape”, creato dalla Lewitzky nel 1976 su costumi e scene di Rudi Gernreich. “Si tratta di un pezzo visuale, giocato sull’uso di costumi e di maschere particolari. Rudi Gernreich è stato l’enfant terribile degli anni ’60. Disegnatore di moda (suoi primi topless ndr), era stato in passato danzatore. Per “inscape” lavorammo in stretta collaborazione creando costumi che trasformavano la figura come quando mettemmo due danzatori in una stessa calzamaglia a tre gambe”. 
Il programma si completa con “Episodi # 4 (Turf)”, del ’93 e “Meta 4” dell’anno successivo. Il primo è un brano nato in relazione alla musica per quartetto di Robert X. Rodriguez. Si tratta di un pezzo in quattro movimenti, ballato da quattro danzatori che alterna umori diversi marcati da geometrici giochi di luce. 
Infine “Episodio # 4 (Turf)”. Nato in risposta ai disordini giovanili di Los Angeles, “Turf” la Lewitzky affronta, forse in memoria delle tematiche predilette da Horton, una problematica sociale. D’altronde l’artista, pur nella differenza di approccio dal maestro, non ha mai disgiunto dalla sua arte l’impegno civile e politico. Nel 1989 si oppose alla proposta del senatore Jesse Helms riguardante la clausola anti-oscenità che gli artisti erano costretti a firmare per ottenere i fondi del National Endowment for the Arts. Benché i suoi lavori non contenessero nulla che potesse in qualche modo offendere il cosiddetto senso comune del pudore. Bella si rifiutò di firmare. Le vennero ritirati i fondi. Appellandosi al primo emendamento, Bella ebbe ragione contro il NEA: la clausola fu giudicata incostituzionale. A settantatre anni la Lewitzky vinse una battaglia importante per la libertà dell’arte.