Bertolucci, che ha posticipato il montaggio di Strategia del ragno per iniziare i preparativi di Il conformista, con quest’ultimo ci narra ancora di una vocazione a perdersi o, meglio, ad annullarsi. Marcello Clerici - afflitto da una madre tossicomane e privato del padre, ex picchiatore che ormai soggiorna stabilmente in manicomio - va a Parigi con la novella sposa Giulia per eliminare un antifascista troppo attivo, che è stato suo professore di filosofia, e si invaghisce di sua moglie Anna, conducendo entrambi alla morte. In questa elegante trasposizione del romanzo di Moravia il regista riassume i suoi codici più importanti. 1) Il mimetismo: tutti vorrebbero sembrare diversi dagli altri e invece Marcello vuole assomigliare a tutti. 2) La storia ufficiale, banalizzata e insieme resa mostruosa dal quotidiano. 3) La riduzione della realtà a scena, sensuale e sontuosa, imponente-opprimente, “mesopotamica”, trionfale. 4) La recherche delle radici psicologiche e spirituali, il proustismo. 5) La strategia del ragno, che è quella del regista, impegnato ad avvolgere lo spettatore in una rete sottile di citazioni e figure. 6) Il melodramma, evocato dai numerosi riferimenti alla sua tradizione letteraria, operistica, cinematografica, e dallo schema classico del triangolo. 7) Il flashback, espediente tecnico-stilistico che consente il recupero della memoria e l’inversione del tempo. 8) La ribellione edipica dei figli contro i padri, del discepolo verso il maestro. 9) Lo sdoppiamento formale e tematico. 10) La citazione di ogni tipo e in ogni modo: reticolare, parallela o indiretta. A questi dieci punti o segni forti va aggiunto un vago crepuscolarismo adrianeo (Marcello recita: «Animula vagula, blandula,/ Hospes comesque corporis...») che allude allo sgretolarsi di un’intera civiltà, al fallimento di qualsiasi utopica comunione di saggi o ferrea dittatura del proletariato. Così la realtà si trasforma in un ambiguo scenario teatrale, con espliciti riferimenti a Magritte, o in una vera e propria proiezione sul fondo della caverna platonica. Perché alla radice del conformismo patologico di Marcello c’è un mistero fatto di irresolutezza e sofferenza, oltre a un perturbante episodio giovanile che il protagonista nasconde agli altri e perfino a se stesso.