Histoire d’eaux fa parte di un film collettivo dedicato al progredire inesorabile del tempo. Il Grande Divoratore è uno degli dèi più temuti dai personaggi di Bertolucci che, facendo di tutto per neutralizzarlo, si cacciano in situazioni complicate in cui sono provvidenzialmente sospinti fuori dalla sua portata. In Prima della rivoluzione Gina racconta a Cesare e Fabrizio una parabola indiana che nega l’esistenza del tempo e della Storia: «C’era una volta un vecchio santone, come lei, che aveva un giovane discepolo, come lui, e tutti e due camminavano per la campagna...». Un giorno il santone chiede al discepolo di portargli un bicchiere d’acqua; il giovane si allontana e per strada incontra una ragazza, la sposa, genera dei figli, invecchia e alla fine ritrova il maestro, che gli dice: «Eh, quanto tempo ci hai messo per andare a prendere un bicchiere d’acqua! È tutto il pomeriggio che ti aspetto!». In Histoire d’eaux il regista trasferisce la parabola nell’Italia odierna, anzi nell’Agro Pontino dove un immigrato indiano invece dell’acqua trova una barista (Valeria Bruni Tedeschi) che lo accoglie, lo sposa e gli dà dei figli. Pagina formulata in stile minimale, questo cortometraggio realistico e poetico tratta sia il prediletto tema del tempo sia l’integrazione razziale collegando il passato e il presente dell’autore, che non pare più recluso in un cerchio stregato bensì aperto al libero fluire dei gèni e dei minuti.