Nel secondo programma presentato dal Ballet de Lorraine al Festival Oriente Occidente il filo rosso non è certo tematico, ma piuttosto storico e cronologico. Dalle origini della danza moderna de L’Après-Midi d’un Faune, coreografia rivoluzionaria firmata da Nijinski nel 1912 per il Ballets Russes di Diaghilew, si passa agli anni centrali del ’900 con La pavane du Maure di Limón, per giungere ai sapori post-modern di Merce Cunnigham. L’Après-Midi d’un Faune (Il Pomeriggio di un Fauno) fece scandalo all’epoca della sua prima rappresentazione al Théâtre du Châtelet di Parigi per la carica erotica e sensuale del libretto (dall’egloga di Stéphane Mallarmé) e per l’innovativa concezione coreografica. Ispiratosi ai basso-rilievi ellenici, Nijinski ideò una coreografia quasi esclusivamente giocata di profilo, fatta di spostamenti laterali e di linee spigolose. La storia, come spesso accade, ha smentito il pubblico parigino, affidando a questo lavoro, che deve essere visto, la chiave della modernità.
Nasce invece a New York, nel 1949, La Pavane du Maure (La Pavana del Moro) di José Limón, uno dei capolavori della danza moderna, balletto di invidiabile sintesi drammatica per quattro interpreti. Pas de quatre, appunto, modulato sulle musiche di Henry Purcell e solo liberamente ispirato all’Otello di Shakespeare come ricorda il sottotitolo originale (Variazioni sul tema di Otello). Sotto forma di pavana e altre danze di corte seicentesche, la coreografia di Limón racconta la storia del Moro sfortunato, di sua moglie e degli amici traditori. Quattro temperamenti per descrivere la tragedia dell’uomo e il dramma della gelosia e incarnare, nel bellissimo finale, il placarsi degli animi di fronte all’ineluttabile.
Infine gli anni ’60-’80, la danza astratta del maestro americano del post-modern, dell’aleatorietà, delle energie liberate nello spazio, concepito quest’ultimo senza nessuna centralità, senza nessun punto di elezione. Così le sei coppie di Duets (’80) si lanciano nello spazio a volte eseguendo un vero e proprio passo a due, a volte procedendo per strade indipendenti, come indipendente risulta la musica del compagno d’arte e di vita John Cage (Improvisation n.3) rispetto alla danza. Su musiche di Conlon Nancarrow (Rythm Studies n.1, n. 2, n. 4, n. 5, n. 7, n. 6) l’altro pezzo presentato, Crises (’60), per sei danzatori incentrato sul tema del contatto. Quattro donne e due uomini tentano l’avventura dello ‘stare insieme, del toccarsi con le mani oppure attraverso oggetti (elastici legati ai polsi, alle braccia e alle gambe) permettendosi l’esperienza del ‘trovarsi per caso’.