La compagnia è composta da 22 tra danzatori, danzatrici e musici ed è diretta da I Made Djimat, unanimemente riconosciuto come il migliore custode ed interprete del teatro-danza balinese, già ospite del Festival Oriente Occidente nel 1984.
Allo Zandonai verrà presentato per la prima volta in Europa il Gambuh, il più antico dance-drama dell’isola, una danza di corte accompagnata dal suono arcaico dei lunghi flauti di bamboo e che si sviluppa abitualmente per diverse ore narrando le storie tratte dal Malat, ciclo di narrazioni dell’epica giavanese sulle gesta dell’eroe Panji. Solo tre villaggi a Bali custodiscono questo enorme patrimonio e uno di questi è Batuan, il villaggio del gruppo Panti Pusaka Budaya, caposaldo del rispetto e della continuità della tradizione.
In piazza del Grano invece la Compagnia si esibirà in una parata cui seguiranno il Penyambrana (delicata danza di apertura di ogni spettacolo), il Teruna Djaia (appartenente allo stile Kebyar, la nuova forma musicale che si è imposta a Bali a partire dagli anni ’20), il Baris (la danza del guerriero) e il Topeng (la danza delle maschere che ricorda i caratteri e i tipi della Commedia dell’Arte).
Ormai da diverso tempo Bali, piccola isola dell’arcipelago della Sunda (Indonesia), ha rivelato il magico incanto ed il fascino assoluto del suo teatro: dalle folgoranti visioni di Artaud e dalla sua ‘scoperta’ culturalenegli anni ’30, al grande incontro/confronto Oriente-Occidente che segna l’evoluzione della scena contemporanea.
Tra i grandi Teatri delle tradizioni orientali Bali è una gemma unica e straordinaria: la vibrante ieratica bellezza della sua danza agisce su tutti i sensi attraverso un linguaggio scenico puro, mirabilmente fuso con una musica dolce e travolgente. Ma quello che ai nostri giorni è sorprendente è che mentre l’impatto occidentale e turistico ha da molte parti sconvolto, distrutto o trasformato, nei casi migliori, ciò che era rito in prodotto artistico, a Bali una tradizione vivente ha resistito flessibile e feconda agli assalti della storia, sicché il suo teatro (rituale e profano ma sempre popolare) come albero in fiore dalle salde radici, teso tra tradizione e creazione, riveste costantemente le sue forme di vibrante energia. Niente a che spartire con le fredde ricostruzioni da museo o con folkloristiche smancerie per turisti.
Enno Nuy
Interculture Foundation