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dal 05 maggio 2008
al 09 maggio 2008

Piazza del Polo Museale

City of abstracts

William Forsythe, City of abstracts

Dopo aver trasformato il Frankfurt Ballet in una delle compagnie più amate e innovative, caratterizzata da una danza in cui convivono l’armonia del balletto classico e le novità della danza contemporanea, il rigore geometrico e l’impatto emotivo di un pensiero aperto alle inquietudini della modernità, Forsythe riesce ancora a stupire e a stupirsi andando alla ricerca della coreografia e dell’arte che vive nella quotidianità. Lo fa con City of Abstracts, installazione molto tecnologica dove tutto ruota attorno allo sguardo di una telecamera sulle persone che abitano la città contemporanea, in questo caso la città di Rovereto e in particolare la piazza del Polo Museale, su come si muovono, quali ritmi, pause e regole segnano il loro rapporto con lo spazio urbano. Il tutto viene rielaborato attraverso un software e proiettato su un grande schermo e ciò che ne scaturisce è puro movimento, quello del corpo, e danza, quella che abita, a volte in modo inconscio, in ciascuno di noi. Quando nel 2006, William Forsythe dà vita con la sua neonata compagnia a Three Atmospheric Studies il mondo della danza rimane entusiasta ma spiazzato perché si trova davanti a una creazione insolita e soprattutto perché il lavoro di Forsythe si avventura sul terreno delicato, e quanto mai poco frequentato dalla danza moderna, del dissenso politico. In piena guerra d’Iraq, Forsythe porta in scena quello che lui definisce un “atto di cittadinanza”. Ad originare questa nuova pièce il raffronto tra due immagini molto forti: da un lato la raffigurazione di una crocifissione ad opera di Cranach il Vecchio e dall’altra una fotografia della Reuter nella quale un corpo ferito dall’esplosione di un’autobomba viene portato via a mano da alcuni soldati.
Forsythe inizia a chiedersi se riusciamo a vedere veramente la sofferenza, se la comprendiamo visto che anche guardando queste immagini, solitamente non ne rimaniamo colpiti a lungo. Basta questo per comprendere perché questo statunitense sia uno dei maggiori coreografi contemporanei. Il suo sguardo riesce sempre a vedere ciò che lo circonda, riesce a muoversi in direzioni nuove e a tracciare sottili quanto mai significative relazioni tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Il tutto attorno a quello che forse è il suo oggetto di maggiore interesse e cioè “le possibilità del corpo umano”. Proprio il rapporto tra corpo e spazio è infatti un tema centrale e ricorrente in Forsythe tanto da spingerlo verso l’architettura e l’idea di una coreografia applicata ad ogni “cosa animata che occupi in maniera organica un luogo”.