Fondata nel 1984, la compagnia candese O’Vertigo, che arriva a Rovereto in esclusiva e in “prima assoluta per l’Italia” è formata da dieci danzatori. Ognuno di loro pratica autonomamente anche altri linguaggi dello spettacolo. La coreografa del gruppo è Ginette Laurin, vincitrice nel 1986, del più prestigioso premio canadese per la coreografia. Prima di fondare O’Vertigo Danse, divenuto in fretta uno dei complessi di maggior rilievo di quella vivacissima dimensione creativa che è la nuova danza canadese (concentrata nel Québec, l’area di lingua francese, e resa celebre in Europa soprattutto dal gruppo “ La La La” di Edouard Lock). Ginette Laurin è stata una delle danzatrici più richieste dal migliori coreografi in Canada. Ginnasta di formazione, ha studiato a lungo danza classica e moderna, specializzandosi a New York con le compagnie di José Limon, Meredith Monk e Louis Falco. Ha messo a punto uno stile di movimento altamente spettacolare, preciso e violento nelle tecniche acrobatiche, concentratissimo e controllato, volto all’esplorare le mille possibilità di dinamismo del corpo. Il suo teatro forte ed espressivo gioca in bilico tra il dramma e la commedia con un colore ironico che domina costante.
I suoi lavori più significativi sono “Ole”, un duo del ’84 spettacolare e denso di humour che rilevato il talento originale della coreografia, e ancora “Etude, Timber, Chevy Dream e Full House”, tutte opere create negli anni immediatamente successivi alla fondazione della compagnia. Titoli più recenti sono “Chagall e Don Chisciotte” che saranno presentati a Rovereto. Chagall è un breve lavoro (dura meno di un’ora) che mette in scena 4 coppie intrecciate in una successione di passi a due. Cogliendo come spunto di ispirazione “Les Maries de la Tour Eiffel” di Cocteau, l’autrice qui utilizza ed elabora le tecniche della contac-dance. “Don Quichotte”, particolarmente apprezzato dalla critica internazionale, costruito sulla musica del gruppo canadase Janitors Animated, è un lavoro ambiguo e crudele, dove il carattere “eccessivo” del personaggio evocato, serve la vena più “barocca” della Laurin, e dove la gestualità raffinatissima filtra citazioni tratte dal flamenco.