Modera l’incontro Federico Zappini.
Arkadi Zaides si propone di inquadrare gli ultimi sette anni di lavoro creativo, durante i quali è stata costantemente affrontata la situazione socio-politica in Israele/Palestina, mettendo in discussione soprattutto il modo in cui questo conflitto si ripercuote sul corpo fisico. A seguito di alcuni progetti avviati in alcuni villaggi arabi nel 2008, Zaides è giunto alla conclusione che la situazione di squilibrio tra la comunità ebraica e quella araba in Israele non può passare inosservata. Le opere Quiet, Land-Research, Archive e Capture Practice sono i risultati di questa riflessione. In Archive (in programma al Festival Oriente Occidente 2015), la sua attenzione si è spinta sui territori occupati. Lo spettacolo è frutto di un lavoro sul repertorio del progetto B’tselem Camera, un’organizzazione israeliana fondata nel 1989, nota per mettere continuamente in luce gli abusi dei diritti dei palestinesi da parte delle autorità israeliane. Nel 2007 l’organizzazione ha consegnato alcune videocamere ai palestinesi, in modo che potessero documentare la persecuzione a cui sono sottoposti. Anche se i materiali girati dai volontari B’Tselem rivelano una realtà locale, Zaides desidera discuterne attraverso una più ampia ed universale domanda: quanta violenza subisce ogni singolo corpo e quale prezzo paga la collettività?