Quali autori ci vengono in mente quando parliamo di letteratura tedesca? Goethe o Schiller, oppure Thomas Mann e Hermann Hesse. Non la pensa così lo scrittore tedesco-iraniano Navid Kermani, il primo immigrato di seconda generazione ad essere ammesso come membro nella prestigiosa Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung. Secondo Kermani, la figura più emblematica della cultura tedesca è invece lo scrittore praghese di origine ebraica, Franz Kafka, che non solo ha avuto, come dimostrano per esempio i suoi diari, un legame piuttosto debole con la Germania, ma che colpisce anche per la sua spiccata, quanto sfuggente, multiculturalità. Lo stesso Kafka si trovava in difficoltà a descrivere la sua identità con chiarezza. E allora, si chiede lo scrittore iraniano nella sua relazione, che cos’è che si può considerare lo specifico della letteratura tedesca? Non sarà che la sua vera natura sta proprio nel suo essere straniera? Alla fine della sua riflessione, Kermani arriva a una conclusione solo in apparenza paradossale: l’identità della cultura tedesca sta nel sottrarsi ad una rappresentazione univoca di sé e nella sua capacità di includere l’altro. La critica, più che la difesa, di una essenza “tedesca” costituisce il vero Leitmotiv della storia della sua letteratura.