La condizione della donna rappresenta uno degli aspetti dell’Islam che più fanno discutere in Occidente. Come è possibile la democrazia nel mondo arabo-musulmano, se metà della popolazione – quella femminile – rimane emarginata e oppressa? Per questo le donne che si battono per i loro diritti sono il fermento essenziale, il vero motore del cambiamento nel mondo musulmano. La loro è una rivoluzione tenace e silenziosa, in un universo complesso, misterioso e affascinante. Ancora troppo poco conosciuto da noi occidentali.
Lilli Gruber, che ha analizzato questa realtà controversa nel suo libro Le figlie dell’Islam, ha scelto di raccontare storie di donne normali, i cui nomi sono destinati a rimanere sconosciuti e le cui lotte quotidiane resteranno nell’ombra. Ma anche delle loro «sorelle» famose per le loro attività e l’impegno umanitario, come Salma Yacoob, una delle trenta donne più influenti del Regno Unito, l’intellettuale egiziana Nawal El Sadaawi o ancora Shirin Ebadi, avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la Pace. Portando a compimento un viaggio dalla penisola arabica, attraverso Egitto, Turchia e Marocco, fino alle città europee dove le donne musulmane vivono sulla propria pelle lo scontro di civiltà. Forse occuparsi dei destini delle donne del mondo musulmano può aiutarci a riflettere anche su quelli delle donne della società occidentale.