Ripartiamo da West Side Story
Sorprendenti le doti camaleontiche della danza francese e dei suoi protagonisti: ieri Josette Baïz era una campionessa della nouvelle danse, danzatrice chez Jean-Claude Gallotta, poi a capo di una sua compagnia, La Place Blanche, con la quale creò una trentina di spettacoli più o meno forgiati nello stile franco-americano anni Ottanta. Oggi è la direttrice di una nuova compagnia e soprattutto di un gruppo, il Grenade, nato agli albori degli anni Novanta da una serie di corsi e stage tenuti nel territorio di Aix-en- Provence che hanno contribuito a convertirla alle ragioni dell’aggregazione sociale, dell’incontro multietnico, dello scambio culturale. E voilà in dieci anni di lavoro Baïz è riuscita a costruire un métissage completo che non contempla più le sole danze di strada, l’hip hop imperante, le danze etniche ma anche le varie modalità e tecniche contemporanee e persino il balletto. Dal Groupe Grenade, sempre in ebollizione, è nata una compagnia (1998), punta di diamante del gruppo, composta da quattordici danzatori (otto ragazze e sei ragazzi). Il continuo scambio tra l’esperienza e il rigore tecnico della Baïz e l’effervescenza multietnica degli interpreti ha permesso la conquista di uno stile personale in cui si intrecciano le danze asiatiche e arabe, l’hip hop e il classico, lasciando sempre grande spazio all’invenzione e alla creatività di ogni singolo danzatore.
Tonight!, quinto spettacolo della Compagnie Grenade, presentato nel marzo 2004 alla Scène Nationale de Narbonne, prende le mosse – come dice il suo titolo – da una delle più famose canzoni del musical West Side Story e da questo hit della Broadway fine anni Cinquanta, a firma Jerome Robbins e Leonard Bernstein, trae la forza felina, la bruciante passionalità dei movimenti (chi ha dimenticato le battaglie danzate dei Jets e degli Sharks alzi la mano!) che ancora una volta scaturiscono dai conflitti razziali di bande rivali.
Si comincia in un’atmosfera ludica e festosa che poco a poco evolve verso la tragedia con momenti di dolcezza, di poesia intima e toccante ben contrapposti al tumulto e alla rapidità dei movimenti di gruppo. Un’impalcatura metallica, collocata sul fondo scena, non è pura scenografia ma luogo vissuto, che accentua i contrasti tra basso e alto; serve per salire al cielo e per gettarsi nel vuoto e cadere sostituendo la psicologia a cui gli interpreti sfuggono con una sorta di “simbolismo fisico” in cui la caduta è, ad esempio, sinonimo di un sogno che non si può realizzare e s’infrange.
La musica creata ad hoc da Marc Artières, Alain Bordes e Yves Miara, è tecnologica e forgia un ambiente sonoro contemporaneo che si contrappone ai ben noti estratti ritmici di Bernstein. Infine, la scelta di questo titolo per quattordici danzatori dall’aspetto scenico terribilmente “attuale”, appare tutt’altro che fortuita: con questa sorta di nuovo West Side Story – come noto il musical nacque già come remake, rifacimento dello shakespeariano Romeo e Giulietta – Josette Baïz tende a paragonare i protagonisti della pièce originale ai giovani interpreti della Compagnie Grenade in presa diretta con i feroci contrasti urbani, specie quelli delle banlieu francesi, sospesi in un tempo senza tempo, che non ha ancora dissolto, né pare intenzionato a dissolvere, le sue energie e contraddizioni negative, ma le riacutizza.