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dal 30 agosto 2017
al 10 settembre 2024

Biblioteca Civica Rovereto

Toï Toï Toï. Mostra fotografica omaggio a Pina Bausch

Mostra fotografica omaggio a Pina Bausch

Nelle immagini della mostra Toï Toï Toï., realizzata dalla fotografa Ninni Romeo, ci sono la grazia profonda di Pina Bausch e il suo apparente disordine. In verità nulla era disordinato nel mondo scenico di Pina. Di volta in volta, in ogni suo pezzo, tutto ciò che la capofila del Tanztheater creava finiva per convergere nelle leggi “sensibili” di un solido e coerente edificio drammaturgico. Coreografia e regia imprimono struttura, ritmo e logica interna. Nell’opera di Pina questo succede moltissimo. Ma è nella vita che mancano l’ordine e la prevedibilità. La vita è una rete di destini che avanzano nel tempo mettendo continuamente alla prova le nostre aspettative e interrogando la nostra resistenza al di fuori di qualsiasi banalità. La vita è una costante operazione di rodaggio che tende all’armonia e alle simmetrie, le quali sono contraddette dall’instabilità e dal dinamismo degli accadimenti.

Infranti i miti della riproduzione esteriore e dei canoni occidentali della cosiddetta Beltà Oggettiva, l’arte contemporanea – e questo Pina lo sapeva bene – ha cercato di dare un orientamento alla ricchezza di quel disordine, ma senza prescinderne né tentare di eluderlo. Autrice radicata nei linguaggi della propria epoca, Bausch scansa radicalmente ogni progetto di decorativismo. Le interessa ciò che comunica davvero. Non lo stereotipo. Non la mancanza di espressione.

Ninni Romeo (che lavorò come assistente alle “ricerche sul campo” nelle produzioni italiane di Pina Bausch, e fu presente tra l’altro alla presentazione di “Nelken” a Rovereto, in un’epoca di fortissime rivelazioni teatrali che la condussero a mettere a fuoco il suo stile di fotografa) si dispone sempre al rispetto di quest’attitudine, tipica dell’artista che più l’ha ispirata e condizionata. Ninni non va mai in cerca dell’effetto. Evita la visione levigata o patinata. Insegue il battito d’ala, il respiro irregolare della vita. I suoi “racconti” a volte sono sghembi, obliqui e trasversali, come quelli delle nostre giornate. Spesso sono drammatici. E sono sempre molto umani. Non ci sono mai “pose” dentro il suo lavoro. Nelle foto che ritraggono Pina, per esempio, vediamo la coreografa percorrere situazioni transitorie o minimali in modo fluido e con naturalezza, senza badare all’obiettivo. I corpi degli interpreti di “Kontakthof” - spettacolo iconico del Tanztheater, che Pina rimontò per “signore e signori ultrasessantenni” - denunciano le loro lunghe storie individuali: sono mappe vivide di esistenze approdate esplicitamente nella terza o quarta età. E certe accentuazioni insolite, svelate o sottolineate dalla foto, evitano il focus centrale del palcoscenico, consegnandoci a una zona franca, d’indeterminatezza percettiva, che somiglia a quanto avviene a chi assiste a uno spettacolo di Pina Bausch. L’occhio dello spettatore non è mai dirottato verso un’unica scelta, perché la regia gli chiede di optare liberamente per un punto di vista personale. Per farlo deve vagare, con una soggettività di prospettiva perturbante, tra i numerosi frammenti dell’azione scenica, dove il puzzle dei fatti simultanei è significativo in tutte le sue componenti.  

Un gesto, una luce, una presa, un abbandono, una violenza. C’è un’aria lisa e vera, nelle fotografie di Ninni Romeo, che si addice bene alla peculiare bellezza “bauschiana”. Non hanno mai compiacimenti estetici. Piuttosto sanno dirci la rarefazione della memoria e la delicata poesia dell’attimo. Non sono “foto di spettacoli”, ma momenti d’essere. 

Leonetta Bentivoglio