Pensare ai danzatori di Elizabeth Streb come a degli eroi in missione suicida, non è errato. Sottoposti a prove indicibili dalla coreografa, costretti all’assenza di gravità, a voli in caduta libera da vari metri d’altezza, i danzatori di Streb vengono messi in situazioni di costante pericolo, tanto che qualcuno ha scritto:“loro danzano, ma tu, guardandoli, sudi”. Sudore dettato dal brivido, dal forte impatto visivo, dallo spirito da ‘kamikaze’ che sembra accompagnare ogni esecuzione del gruppo.Del resto è la coreografa stessa a dichiarare:“Nel mio lavoro cerco l’estremo perché mi piace che il pubblico abbia una reazione fisica a ciò che vede”. Potrebbe sembrare follia, invece è arte intelligente e unica.Tutto è infatti frutto di una grande preparazione, di un lavoro durissimo basato sullo studio scientifico del corpo umano, su un’indagine accurata intorno ai temi dell’estetica della grazia e della spettacolarità, della negazione delle leggi fisiche, della commistione dei generi e delle discipline, della ricerca di un vocabolario gestuale aperto a tutte le possibili sfumature. Attiva dal 1979, la compagnia di Elizabeth Streb si è distinta nel panorama della danza internazionale proprio per questa singolarità e per il ‘democratico’ approccio dell’intraprendente americana che chiama le sue coreografie Popaction, lasciando trapelare la sua fascinazione per la cultura popolare e per il grande pubblico al quale vuole arrivare con ogni mezzo: rappresentando gli spettacoli in grandi spazi urbani e facendosi costantemente riprendere dalla tv. Per Streb Go!, Elizabeth Streb ha pensato a strutture metalliche mobili che, spostate dallo staff o dai danzatori stessi, regolano e determinano le azioni che si succedono una dopo l’altra modificando in continuazione lo spazio scenico. Diviso in due parti e costituito da brevi numeri, lo spettacolo, animato da sei danzatori-acrobati, mette in atto una rinnovata sfida della fisicità, un rinnovato tentativo di superamento del limite. I brani si intitolano Bounce, Impact, Swing, Squirm, BiLevel (Rimbalzo, Impatto, Oscillazione, Contorsione,Doppio livello) e costituiscono un progressivo e incalzante susseguirsi di tensione e spettacolarità: i danzatori si scaraventano contro pareti trasparenti, si lanciano in caduta libera da varie parti della struttura, si trasformano in funamboli, rischiano di essere schiacciati dal peso dell’architettura mobile, giocano con gli specchi. Il tutto avvolto da effetti speciali che lanciano al pubblico immagini abbaglianti e irregolari, e supportato da una colonna sonora ideata da Miles Green che mixa composizioni popolari con materiali recentemente composti e sonorità prodotte live. Un’opera brutale e atletica che ‘fa il verso’ al caotico e avventato procedere del mondo moderno.