Un atteso ritorno quello di Sharon Eyal e Gai Behar al Festival dopo il successo dello scorso anno. La coppia di autori israeliani dal lessico coreografico e scenico inusuale torna a Oriente Occidente con la sua carica prorompente, passionale e al tempo stesso delicata. Due i lavori in programma nati per compagnie internazionali, ora rimontati per il loro gruppo L-E-V (cuore, in ebraico). Si tratta di Sara, un pezzo di soli tredici minuti nato per il Nederlands Dans Theater 2 nel 2012 e di Killer Pig, summa corale della felice confluenza di movimento, musica, luce e fashion style che li caratterizza, ideato nel 2009 per la compagnia norvegese Carte Blanche. Originariamente pezzo al femminile - il titolo del resto rimanda inequivocabilmente al serial killer canadese, allevatore di maiali, condannato per l’assassinio di sei donne - Killer Pig è rinato per un gruppo misto di interpreti. Tutti rigorosamente in lingerie color carne a rimarcare la purezza del corpo in questo rito tribale velato di erotismo.
Come consuetudine palcoscenico spogliato da ogni orpello scenografico, perché a farla da padrone è la luce firmata da Avi Yona Bueno a delineare, di scena in scena, i corpi dei danzatori enfatizzandone la tridimensionalità e la scultorea presenza. Con un progressivo aumento di ritmo - il collage musicale è del fedele Ori Lichtik, percussionista e dj creativo, padre fondatore della techno israeliana - lo spettacolo si riempie di dettagli e il rito prende corpo. Curioso come in questo pezzo la coreografa inserisca un lessico di movimento accademico con salti e tour en l’air che spezzano i fremiti dei corpi, le scosse della testa e la poetica catena di mani sollevate al cielo. A scelta di chi guarda perdersi nell’insieme, fermarsi sui dettagli, sul sincrono, sull’espansione ritmica che invade la sala oltre il palco.
Sono lucenti tute nere aderentissime, le bodysuits disegnate da Odelia Arnold che vestono invece i danzatori dell’altro brano, Sara. Una seconda pelle larvale, molto fashion, che esalta le teste e le mani nel loro candore. Corpi in movimento, tra minimalismo e affermazione di un nuovo sentire, scandiscono questo breve pezzo in cui intuiamo che l’anima di Sara è in cerca amore. Un amore universale e…contagioso.