Il concetto di potenza riassume, a partire da Aristotele e dalla sua celebre definizione nella Metafisica, la dinamica dell’essere nel pensiero occidentale. Nel corso della modernità e del pensiero contemporaneo, il concetto è stato rivisto, offrendo poi lo spunto ad una serie di riflessioni che mettono in gioco – soprattutto nel Novecento – la linea di biforcazione tra potenza e potere, tra politica ed estetica. Dalla centralità della potentia nel pensiero di Spinoza alle forme di mediazione del potere rappresentate, ad esempio, nel pensiero di Hegel; dalla dinamica trasgressiva della Volontà di Potenza nietzschiana fino all’ambivalenza del termine tedesco Gewalt, al tempo stesso potere, legge, potenza e violenza. Il cinema, nel corso del Novecento, ha visto in vario modo intrecciarsi il potere delle immagini con le immagini del potere: l’esperienza dei totalitarismi è stata possibile anche a partire dalle immagini che sono sorte in vario modo all’interno o all’esterno delle strutture totalitarie. Ma è tra le immagini della potenza (della vita, del desiderio ecc.), intrecciate ma irriducibili al potere, che il cinema rivela la sua capacità di porsi come zona di resistenza al potere stesso. Sono le immagini della potenza, delle capacità generative ad essa connesse, ad affermarsi contro il potere e le sue forme. Marco Bellocchio è stato uno dei grandi nomi del ’900 che ha saputo comporre e contrapporre figure della potenza a immagini del potere: potere della famiglia (I pugni in tasca), psichiatrico (Matti da slegare), militare (Marcia trionfale), fino all’ultimo Vincere, dove la contrapposizione fra il potere maschile e la potenza femminile è il centro di tutto il film.
Seminario a cura della rivista Fata Morgana
Roberto De Gaetano è nato a Roma nel 1965. È professore ordinario di Filmologia presso l’Università della Calabria. Si è occupato di cinema e filosofia (Il cinema secondo Gilles Deleuze, Roma 1996, Il visibile cinematografico, Roma 2002, Teorie del cinema in Italia, Soveria Mannelli 2005) e di analisi delle forme del cinema italiano (Il corpo e la maschera. Il grottesco nel cinema italiano, Roma 1999, La sincope dell’identità. Il cinema di Nanni Moretti, Torino 2002). Ha dedicato importanti studi alla contemporaneità cinematografica, che hanno riguardato le figure del tempo (Passaggi, Roma 1996), l’evento d’amore (Tra-Due, Cosenza 2008) e il rapporto tra forme di rappresentazione e mondo presente (L’immagine contemporanea, Venezia 2010). Dirige il quadrimestrale di cinema “Fata Morgana”.