Esiste una nuova danza italiana? Incasellare in questa formula le esperienze sperimentali dei giovani danzatori nostrani è forse operazione avventata. Gli esempi proposti non giustificano l’esistenza riconoscibile di una tendenza, di un filone, di un modo accomunante di affrontare – manipolare, riflettere o filtrare – le strutture, i codici della danza. Si parla, per esempio, di “new dance” americana , di “nouvelle danse” francese. Formulazioni discutibile anch’esse certo, e più che altro strumentali, di comodo. Ma che dispongono di una certa vaga riconoscibilità.
Francesca Bertolli, in Portofranco, annuncia di volersi misurare con “suoni di folla”, in una colonna sonora composta per lei da Arturo Annecchino. “Io riesco a pensare, a lavorare, soltanto quando sono in mezzo a tanta gente, circondata dal rumore della vita”, racconta Francesca. “Ed è su questo sounto di partenza che ho creato il mio assolo”.