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22/03/2005 - 20:00

Teatro Sociale

Pond Way

Pond Way, Merce Cunningham Dance Company | ph Carol Pratt

Gli stagni sono una forma di vita: paludi, ninfee, un paradiso per gli uccelli, infiniti strati di diverse attività.

Merce Cunningham

Di fronte al décor di Pond Way è difficile dubitare dell’importanza della collaborazione tra la Merce Cunningham Dance Company e i maggiori pittori contemporanei. Presentato per la prima volta al Théâtre National de l’Opéra di Parigi, nel 1998, il balletto ha per fondale l’ingrandimento di un dipinto di Roy Lichtenstein intitolato Landscape with Boat. Di solito le scenografie create per Cunningham sono originali. Ma Lichtenstein morì, nel 1997, prima di portare a termine la tela che il coreografo gli aveva commissionato dopo aver ammirato l’esposizione dei suoi Landscapes in the Chinese Style, ispirati ai paesaggi monotipo di Edgar Degas. Così fu la moglie di Lichtenstein ad autorizzare la scelta di uno dei preesistenti Landscapes e questa ricadde sul Paesaggio con Barca.
Il fascino orientale del fondale di Pond Way (in un angolo si noterà la piccola effigie di un barcaiolo, segno distintivo delle antiche stampe giapponesi tanto care agli Impressionisti) sembra riverberarsi nei costumi bianchi, di foggia persiana, ideati per i tredici interpreti della coreografia da Suzanne Gallo, e nelle sonorità calde e meditative della musica di Brian Eno (dal titolo New Ikebukuro), destinata a tre esecutori che mettono in azione, a loro piacimento, i tre CD su cui è registrata. Per resistere alla tentazione di trovare una premeditata convergenza espressiva tra i diversi linguaggi di questa messinscena basterà notare come i suoni, simili alle voci dei gabbiani e al rumore degli ormeggi (gong e campanelli), incontrano la brulicante vivacità della coreografia.
Piena di movimenti tesi (stretching degli arti), di occasionali sussulti del torso, di salti a ginocchia sollevate, la danza di Pond Way, per quanto sottilmente sensuale, non ha nulla di orientale. Sembra riecheggiare piuttosto le suggestioni del suo titolo e delle brevi e poetiche annotazioni di Cunningham sulla varie attività che animano il microcosmo di uno stagno. Infatti, come i precedenti Beach Birds (1991) e Rainforest (1968), anche Pond Way appartiene ai cosiddetti “studi di natura” di Cunningham: balletti che forse più di altri dimostrano la particolare qualità permeabile della danza astratta del maestro americano e la sua capacità di recepire stimoli esterni senza mai tradurli in un discorso narrativo che ostacoli o imprigioni il libero fluire - idealmente non premeditato grazie alle chance operations - dei movimenti.