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04/09/2000 - 20:30

Teatro Ex Ati

Poèmes dansés: La fracture de l’âme, Dandy, Embrasés

Per la prima volta il pubblico di Oriente Occidente ha l’occasione di apprezzare Claude Brumachon attraverso una serie di diverse rappresentazioni, una sorta di panoramica sul Centro Coreografico francese da lui diretto e sulle sue molteplici attività. Esponente della Nouvelle Danse, Brumachon si avvicina casualmente alla coreografia. Iscritto dal padre, un operaio appassionato di pittura, alla scuola serale di Belle Arti viene iniziato alla danza da una compagna conosciuta durante le lezioni. Il suo percorso artistico lo vede affiancato a personalità contemporanee come Daniel Larrieu, Philippe Decouflé, Karine Saporta e Mideyki Yano. Nel ’84 fonda un suo nucleo di danzatori assieme al compagno Benjamin Lamarche, con il quale dirige a partire dal ’96 il Centro Coreografico Nazionale di Nantes che ha iniziato la sua attività nel ’92. L’obiettivo quotidiano del duo artistico Brumachon-Lamarche si focalizza sullo sviluppo della danza in generale ed in particolar modo sull’evoluzione di quella contemporanea. La diffusione degli spettacoli prodotti avviene attraverso un’attenta programmazione capillare che tocca i teatri, ma anche gli spazi meno convenzionali del territorio regionale, nazionale ed internazionale con lo scopo di avvicinare un vasto pubblico. Altri importanti Centri Coreografici, come ad esempio Le Ballet du Rhin, Le Ballet de Marseille e Le Ballet du Nord, gli commissionano creazioni. A Rovereto Brumachon presenta la sua Compagnia ed il suo Centro, proponendo un’articolata esibizione di duetti, assoli e performance di gruppo, creati negli ultimi quattro anni.   Icare è un delicato monologo, realizzato da Brumachon nel ’96 per Benjamin Lamarche, nel quale si descrive la metamorfosi dell’uomo che diventa uccello. Il danzatore è colui che più di tutti riesce ad avvicinarsi alla propria “animalità” e cerca di “volare” e in scena si sente come un “semidio del mito”. Brumachon scrive: “Ho vissuto questo assolo come un respiro. Ho avvertito un soffio, forse il soffio di un uomo in volo, che si libera danzando. Icare non è l’immagine di un’impossibilità, ma molto di più. Non si tratta dell’uomo-uccello, ma di un lavoro di più ampio respiro, di una ricerca interiore per cercare di approdare ad un nuovo gesto, ad un nuovo modo di percepire lo spazio. Colui che vorrà ridurre questo assolo ad una pura illustrazione si sbaglierà, perché si tratta di ben altro”.   La femme qui voulait parler avec le vent è un altro assolo dello scorso anno. Questa volta l’interprete è una donna, Claire Richard, la quale è circondata da una serie di oggetti che le consentono di “volare” con la fantasia: l’aria di un ventilatore ed una lunga piuma gialla tenuta in bocca la conducono alla simulazione di un uccello in volo. La protagonista è quindi una “sognatrice, che cerca una direzione nuova per il suo spirito volubile nel limbo di un sogno immaginario”.   Poèmes dansés è una creazione del ’99 composta da tre duetti in omaggio alla poesia, alle opere ed alle forti personalità di Rimbaud, Baudelaire e Pasolini. La fracture de l’âme è eseguito da Benjamin Lamarche e Isabelle Terruel, i quali rappresentano due danzatori disarticolati, candidi e maldestri che si esibiscono in un balletto giocoso e zoppicante, dove tutto manca di equilibrio. Le poesie di Rimbaud hanno ispirato Brumachon per questa coreografia, che ricorda la personalità anticonformista ed il gusto dell’assurdo del poeta francese. Dandy si riallaccia all’universo rosso e nero, così contrastato di Baudelaire. Ancora un duetto, interpretato questa volta dallo stesso Brumachon e da Vèronique Redoux: insieme rappresentano un incontro casuale, che sfocia in una danza dai colori romantici e passionali. Embrasés chiude il trittico ed è un omaggio ai versi di Pasolini. Brumachon e Lamarche, in una serie di “sequenze… danzate”, esplorano l’universo pasoliniano offrendo un insieme di versi, una “poesia d’amore per la danza, poesia complice e sconvolgente”.   Una vita è uno spettacolo del ’96, la cui rappresentazione prevede uno spazio aperto dove è collocato un autobus dal quale escono i frammenti di vita danzata. Si tratta di una serie di quadri quotidiani con apparizioni bizzarre mescolate alla tragica realtà attuale della solitudine, del razzismo e della paranoia generale tipica delle città. Come per magia prendono vita la sirenetta di Andersen, la strega del Mago di Oz, un elfo, il lupo. “Una creazione libera – spiega Brumachon – per spettatori liberi di provare un’emozione improvvisa e sottile. … Una Vita è uno sguardo umano su altri sguardi umani. Il mio sguardo è come una spugna, un tentativo coreografico che esplora frammenti di società umane, di razze e culture diverse”.   Humains dites-vous! È una creazione del ’98 che si rifà agli avvenimenti storici del XVI secolo, una delle epoche più cupe per la Francia a causa delle guerre religiose. Avvenimenti che vengono messi in relazione da Brumachon, in un’opera intrisa di folgorazioni pittoriche, con quelli del XX secolo per arrivare alla conclusione che l’uomo è in eterno conflitto con se stesso ed è sempre sul punto di dichiarare guerra al prossimo. E le guerre, in nome della cosiddetta “fede” rappresentano forse il massimo della liberazione e dell’intolleranza. Il coreografo francese pone l’inquietante interrogativo: “Che diritto ha un essere umano di uccidere un suo simile nel nome di una religione? …E’ grazie alla mia curiosità di artista che ho potuto cimentarmi a leggere tra le righe”.