Metro Manila. Quindici città cresciute e fuse insieme, più di quindici milioni di persone. Città delle banche globali, degli hotel da mille euro a notte, ma anche la città del sesso a buon mercato, della droga a buon mercato, della manodopera a basso costo. Città di strade soffocanti e assordanti centri commerciali. Città di cimiteri abitati dai morti e anche dai vivi. Ad esempio il cimitero cattolico di Makati. La metà delle persone che vi abita non ha raggiunto i dodici anni. La metà di questi è orfana. Si inseguono sui tetti, saltano da uno all’altro. Le pietre tombali si affiancano fitte e se si cade nella fessura è difficile volare a terra per quanto essa è stretta. Per fortuna, perché le catacombe a piani possono raggiungere i quattro metri.
Lì, dove le tombe sono andate a congiungersi l’una all’altra anche per gli adulti è comodo camminarci sopra. Specialmente per le donne incinte, che qui sono sempre tante. Nel sole forte, sotto la luna pallida. Le pietre lapidarie sono vecchie, sature di pioggia, bruciate dal caldo, fragili. Saltando si può cadere tra le ossa, e rompersi le ossa, è più sicuro correre sui tetti di lamiera. Le tombe più basse spesso vengono coperte di lamiera ondulata, circondate da una griglia decorata e chiuse con un lucchetto. Un lucchetto così lo si può tagliare e in questa sorta di “gazebo” si può vivere.