Sedici danzatori hip hop di ambo i sessi mostrano la potenza, il dinamismo e la forza collettiva della massa. OPUS 14, quattordicesima creazione di Kader Attou per la sua Compagnia Accrorap, negli annali della storia dell’hip hop dal 1989, potrebbe sembrare un paradosso per un genere come quello della danza di strada che vive della sfida del singolo sugli altri, che è ricerca costante di una identità, pur nella richiesta di appartenenza.
Kader Attou, primo coreografo proveniente dall’ambito hip hop a guidare dal 2008 un Centre Chorégraphique National, sceglie in OPUS 14 di indagare l’individualità nel gruppo e costruisce “un’ode all’umanità danzante” attraverso un susseguirsi di istantanee poetiche senza filo narrativo. Qui il suo scopo è incarnare una collettività in marcia che si ritrova nelle figure virtuose e negli unisoni impeccabili, magari concatenati senza imbarazzo con assoli altrettanto sbalorditivi. Il soffio travolgente di una comunità che danza in totale osmosi, organica, elegante prende forma in un ambiente visivo essenziale: sul pavimento una sorta di tappeto di sabbia, terra malleabile e in continuo cambiamento, e sullo sfondo disegni sfumati che ricordano onde e fiori.
La musica è un collage firmato da Régis Baillet che mescola suoni acustici, elettronici, citazioni di Caruso e brani di Bizet.
Senza dubbio una delle pièce più riuscite del genere e un lavoro di svolta nel percorso di Kader Attou che qui per la prima volta rinuncia al métissage con altre danze e stili – il circo e la danza contemporanea – per tornare all’essenza, alla ricerca dei codici hip hop, all’uomo. E dal suo debutto, avvenuto alla Biennale de la Danse de Lyon nel 2014, ogni replica scatena ovazioni.