Rembrandt, insieme a Caravaggio e Vermeer, è sicuramente uno dei pittori più cinematografici di tutti i tempi, quello che più ha ispirato il cinema grazie al suo sapiente uso della luce. Un film che "dipingesse" la sua storia e il suo mondo di luci e ombre non poteva che essere girato da un regista dallo spirito pittorico ed estetizzante come Greenaway, studioso di arte e pittore prima ancora che regista.
Forse anche per affinità ideologiche e personali, il regista gallese ha scelto di raccontare un particolare periodo della vita di questo mugnaio di provincia diventato in poco tempo, a soli 23 anni, una celebrità nell'Olanda del '600: un "mélange tra Mick Jagger e Bill Gates" (parole di Greenaway), se avesse vissuto nella nostra epoca. Nightwatching indaga proprio sul punto di rottura, sul momento di passaggio in cui la carriera di questo artista all'apice del successo ricevette una scossa, portandolo sul lastrico non solo a livello economico, ma anche sociale e personale.
Ambientato nel 1642, il film racconta la genesi del suo più celebre dipinto, Nightwatching (La ronda di notte) appunto, inizialmente intitolato La milizia, ritratto di gruppo di una milizia civica di Amsterdam. Lavorando al dipinto, Rembrandt scoprirà la cospirazione che i suoi committenti stanno orchestrando, e ciò lo spingerà a trasformare coraggiosamente il dipinto in un vero e proprio atto d'accusa contro i potenti.
Da qui l'inizio delle sue sventure, che Greenaway ha voluto indagare, costruendo una vicenda che si muove tra misteri criminali, satira politica e passioni amorose, e ripercorrendo la vita del pittore e di chi gli stava attorno all'epoca.
Il racconto di un crollo, del decadimento di un uomo che, a differenza dei tanti ritratti di artisti sregolati visti al cinema, è dipinto da Greenaway innanzitutto come un uomo comune, carnale e con i piedi per terra. Un uomo semplice, di provincia, ritratto anche nel suo lato più materiale e sgradevole, ma proprio per questo più autentico e ironico (merito anche dell'interpretazione dell'appesantito Martin Freeman, lontano dai suoi consueti ruoli comici, british e un po' "sfigati"). Quasi mai ritratto nell'atto del dipingere, come ci si potrebbe invece aspettare da una biografia d'artista, il personaggio di Rembrandt trova la sua forza nei comportamenti quotidiani, nel rapporto con la moglie, nei suoi sogni visionari, ma soprattutto nell'abilità del regista di costruire in ogni immagine dei veri e propri tableaux vivant, dei giochi chiaroscurali di luci e ombre che sono la perfetta trasposizione in movimento dei dipinti/fotogrammi di Rembrandt, autentico anticipatore della settima arte.
Il movimento dei personaggi nel campo non fa che arricchire la sua pittura. E, a differenza che in altre opere di Greenaway, qui il suo stile intrinsecamente pittorico, curatissimo ed estetizzante, non scivola mai nel freddo manierismo, ma è funzionale alla messa in scena e al contenuto di un profondo e coinvolgente ritratto d'artista. Un artista che probabilmente è stato, senza saperlo, il primo uomo di cinema della storia.
Lo stile pittorico, curatissimo ed estetizzante di Greenaway non scivola mai nel freddo manierismo, ma è funzionale alla messa in scena e al contenuto di un profondo e coinvolgente ritratto d’artista.
(Chiara Renda)
La critica
“Non stupisce affatto che, parlando di Rembrandt (al centro del suo film Nightwatching) il colto Peter Greenaway affermi: "Non è il mio preferito. Era più simile nei dipinti e nella vita a un certo sensazionalismo hollywoodiano e non solo per la luce artificiale riprodotta nei suoi quadri e capace di mutare gli schemi formalistici della pittura del tempo. Trovo più interessante Vermeer e non esito ad accostare Rembrandt, (che finì la sua vita passando dal lusso agli stracci, ma che a soli 23 anni era stato ricco e famoso) all'immagine sensazionalistica che oggi hanno Mick Jagger o Bill Gates". Non è una battuta. Ed è sempre interessante ascoltare questo regista e vedere i suoi film che peccano di estremo estetismo e sovrabbondanza ma che partono da uno spunto - nel caso del film in gara, i misteri dietro uno dei quadri più conosciuti di Rembrandt ossia La ronda di notte - per giungere in modo trasversale ad altre considerazioni. Diventando tutti e sempre affreschi umani e sociali. Greenaway puntualizza: "I fatti sono inquadrati in un'ottica che dal passato, il 1642 in questo caso, può alludere al presente". Una premessa è fondamentale: Greenaway, che parlando del suo film co-prodotto da sei Paesi lo definisce "una sorta di investigazione su un dipinto con 51 misteri e segreti", mai sarà solo un regista, ma è un autore alla ricerca della luce e di ogni espressione artistica. Il perché è semplice: ha studiato arte, voleva diventare un pittore, ama spaziare in campi diversi, è illustratore, saggista, autore di bellissimi (e costosissimi) volumi su mostre e talenti, è regista di opere liriche, scrittore di racconti. Dunque, il suo eclettismo ha trovato un soggetto ideale in un film che non ha solo al baricentro Rembrandt e il suo quadro, ma una domanda: "Cos'è in effetti la pittura?". Quindi, aggiunge: "Cos'è o può essere il cinema?". Ogni sua provocazione nasconde una metafora, al pari dei suoi film e, siccome bisogna decifrare il suo colto girovagare sullo schermo, guai a chiedergli perché mai abbia inserito nella seconda parte sequenze molto forti di sesso, sia pure motivate dalla carnalità di Rembrandt. Avrebbe potuto, in fondo, fermarsi alla sola analisi, già ricca di domande, del dipinto "La ronda di notte" e alle ripercussioni che esso ebbe sulla vita dell'artista. La risposta è immediata: "E di cosa dovrei parlare se non del binomio sesso e morte?". Come a dire: tutto nella vita e nell'arte è denaro, cospirazione, pittura, sguardo di voyeur, sensualità. Spiega: "Rembrandt scoprì, mentre dipingeva la tela, non solo un omicidio, ma che gli ufficiali della milizia, mercanti e avventurieri diventati soldati nella ricca Amsterdam dopo la fine della guerra con la Spagna, stavano cospirando. Iniziarono la sua caduta e le sue autoanalisi anche perché nel frattempo la moglie era morta e tutte le contraddizioni politiche, sessuali, morali di Rembrandt stavano esplodendo". Aggiunge: "Ho trovato in Martin Freeman un interprete ideale e lo stesso posso dire delle attrici scelte per i caratteri femminili: la moglie borghese amante e amica, la serva carnale capace di accendere i più scurrili istinti in Rembrandt, la solare e giovane domestica, che risveglierà in lui tenerezza e senso protettivo". Postilla del regista e dell'intellettuale: "Il film può essere vissuto come una indagine conoscitiva perché guardando il quadro appare evidente che il suo autore intendeva dirci molto di più e non sappiamo esattamente cosa. Perché c'è un uomo con un occhio solo e che sembra spiare dietro alla folla dei personaggi? È un autoritratto dello stesso Rembrandt? In fondo anche la finzione letteraria ci pone interrogativi simili". La platea si divide in adoratori del suo estetismo e spettatori che sbadigliano. Per tutti Greenaway ha una risposta: "Il cinema è immagine e pensiero, quotidianità e iperrealtà immaginativa. Amo i film che pongono domande".
Giovanna Grassi (Il Corriere della Sera, 7 settembre 2007)
“Nightwatching (La ronda di notte) di Peter Greenaway con Martin Freeman è uno dei film più belli presentati dalla Mostra in concorso, un giallo intorno a un quadro famoso, un'ipotesi ardita sulla svolta nella vita di Rembrandt che nel 1642 portò il grande pittore olandese, personalità ricca e rispettata, al discredito, alla disoccupazione, alla povertà.
La ronda di notte è il celebre dipinto di gruppo in cui Rembrandt ritrasse malvolentieri i moschettieri della Milizia Civica di Amsterdam. Il regista immagina che, dipingendo questa milizia speciale guardiana della borghesia commerciante della città, il pittore scopra complotti e delitti dei militari, e che di queste infamie lasci i segni nel dipinto. Scoperto dai ritrattati, viene perseguitato persino cercando di renderlo cieco, calunniandolo, spiando la sua vita privata: dopo la morte precoce della moglie amata, Rembrandt già maturo ebbe come compagne prima una governante (in un legame fortemente sessuale), poi una ragazza giovanissima.
La raffinatezza dell'impianto narrativo, la ricchezza e sensualità della struttura, la fotografia bellissima di Reinier Brummelen, la musica di Wlodek Pawlik, ogni perfezione concorre a una storia che appassiona e incanta, alla bravura, cultura e intelligenza eccezionali di Greenaway.”
Lietta Tornabuoni (La Stampa, 7 settembre 2007)