Oriente OccidenteOriente Occidente Logo
28/09/1982 - 20:00

Teatro Zandonai

May B

Presentato in anteprima all’”Automne Chereographique d’Angers”, MAY B è una coproduzione del Ballet-Théâtre de l’Arche e della “Maison de la Culture de Créteil”.
Questo spettacolo è la conferma eclatante delle possibilità e del talento Maguy Marin.
MAY B si ispira all’opera teatrale di Samuel Beckett. Sulla scena, dieci danzatori, i visi corpi coperti d’argilla, sembrano uscire da qualche ospizio dove da vecchi e senza speranza attendono l’arrivo lento della morte.
E sotto i nostri occhi si dilaniano, mimano una qualche copula immaginaria, evadono dalla realtà quotidiana e vi ripiombano, si battono per una fetta di dolce, si perdono nei ricordi.
Talvolta un flash evoca il mondo dei marginali, dei vagabondi, dei miserabili della terza età che Beckett ha così ben descritto in “Aspettando Godot”  o in “Finale di partita”.
Maguy Marin mostra il ribrezzo, l’insopportabile con un talento incisivo e feroce. Ciascuna parte del lavoro è volutamente angosciante, atroce. Ella evoca Beckett, ma anche Goya; e le tragedie della solitudine, dell’angoscia dei vecchi sono tratteggiate senza compiacimento, con crudo realismo. Se il lavoro di Maguy Marin mi sembra eccezionale è perché tutto questo è raccontato unicamente attraverso la danza; ella delinea, da autentica coreografa, la psicologa dei personaggi di Beckett grazie a una gestualità teatrale ma anche estremamente “danzante”.
Lo spettacolo dura un’ora e mezza ma raramente si può essere tanto affascinanti, coinvolti, presi alla gola. Maguy Marin sa intensificare una situazione drammatica e portarla ad un punto di non ritorno; ella provoca così gli spettatori che si trovano persino a disagio, succubi, ma profondamente ammaliati.
È senza dubbio una dei più grandi coreografi del nostro tempo. Con “May B” Marin si mette allo stesso livello di Mary Wigman, Martha Graham o Pina Bausch.
E in più, possiede un humour tonificante che le permette di annullare l’impressione di meccanicità o di disgusto che i suoi soggetti possono provocare.
La compagnia è fantastica, ogni elemento è definito da ciò che danza; tutti tengono i personaggi con intensità, fervore, ma possiedono anche quell’humor corrosivo che permette loro di rendere sopportabile anche la situazione peggiore.
André-Philippe Hersin
In les Saison de la danse

Coreografia Maguy Marin
Luci André Collet
Suoni Philippe Collet
Regia Marie Bellot
Danzatori Luna Bloomfield, Mireille Campioni, Cristiane Glick, Quetsche Mouillot, Karine Wincke, Daniel Ambash, Pierre Fabris, Michel Lecoq, Mathias Pons, Tomeo Verges