Una solida preparazione nelle tecniche di danza contemporanea occidentali, abbinata a incisive incursioni nel buto giapponese e nelle arti marziali, in particolare l'aikido, è la base sulla quale la ferrarese Monica Casadei si è appoggiata per dare vita nel '93 al suo giovane gruppo Artemis. La formazione della Casadei è avvenuta, secondo l'iter consueto di tanti italiani, all'estero, tra viaggi in Oriente e un lungo periodo di residenza a Parigi alla fine degli anni Ottanta. Nella capitale francese la Casadei studia all'Academie des Arts Martiaux et Arts Contemporaines, si diploma in tecnica aikido, frequenta seminari di Kazuo Ohno, lavora con coreografi chiave della danza d'oltralpe come Josef Nadj, Catherine Diverrès, Bernando Montet e, soprattutto, Pierre Doussaint e Isabelle Dubouloz.
La fondazione di Artemis avviene ancora a Parigi, ma ben presto il lavoro della Casadei viene riconosciuto anche in Italia. Nascono l'assolo Un mare di pietre ('94), Il vizio del cielo ('95), Le pas perdus de l'amour piétinant ('96), rispettivamente ospitati in Francia alla Biennale della Val de Marne, al festival di Polverigi e ad Avignone. E' però con Mamanonmama, spettacolo del '97 presentato in prima alla Biennale delle Arti Figurative di Venezia, che il gruppo comincia davvero a mettersi in luce in Italia. In questo spettacolo lo stile della danza è marcato da un'energia generosa, formalmente espressa in cadute repentine al suolo, grandi corse, vorticosi abbracci di coppie. Il tutto sostenuto dall'urgenza di dare voce all'interno sentire. Due gli spettacoli del '98: Senza domicilio fisso, dedicato alle problematiche sociali e psicologiche degli emigrati, e Angeli di carne: concerto per quattro danzatori e due musicisti, nato in collaborazione con il gruppo musicale Nextime Ensemble di Danilo Grassi. Spettacolo tra il sacro e il profano, dedicato al tema dell'erotismo, Angeli di carne debutta il novembre scorso al Teatro Stabile di Parma. E' un riconoscimento importante per la giovane artista. Il Teatro Due ospita infatti dal ‘98 Artemis come compagnia residente.
Antonio Ligabue debutta a Rovereto in coproduzione con il festival. Per questo nuovo spettacolo la Casadei ha voluto insieme ai suoi danzatori il clown Alexandre Pavlata, l'attore Marcello Vazzoler e il musicista Mario Arcari, interprete e autore della partitura originale. L'idea è quella di creare nello spettacolo un doppio piano. Il primo, più realistico e affidato a Vazzoler, vuole dare corpo a Ligabue come emblema di solitudine e estraneità alle convenzioni sociali. Il secondo, in mano ai danzatori e agli altri interpreti, trae ispirazione dai documentari sulla vita di Ligabue di Ruggerini e Andreassi e dalla biografia di Marzio Dall'Acqua. Nasce per rispondere all'intento di creare una coreografia d'insieme che sia proiezione degli stati d'animo, delle situazioni, degli ambienti che hanno marcato l'irrequieta e drammatica vita del pittore: il rapporto con la matrigna svizzera, la passione non risolta per la musica, i ricoveri negli ospedali psichiatrici, le fughe nei boschi, l'ossessione per gli animali. Per ricordare, nel centenario della nascita, un pittore le cui visioni erano portavoce, ricorda Monica Casadei, di "una verità sconvolgente, acuta sino allo spasimo".