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28/08/1985 - 19:00

Teatro Zandonai

Le royaume millenarie

Joëlle Bouvier e Régis Obadia formano una coppia di danzatori che, dal punto di vista tecnico e stilistico, rinviano soltanto a se stessi, al di là di qualsiasi riferimento funzionale. La compagnia da loro fondata e diretta, l’Esquisse, è unanimemente considerata come una delle più notevoli realtà della giovane danza francese. 
Bouvier e Obadia lavorano in coppia dal 1980, anno in cui creano il loro primo duo, Regard perdu, che vince il primo premio al Concorso internazionale di coreografia di Nyon (Svizzera). Poi si unisce a loro Jean-Marc Poirez, e insieme presentano Terre battue, premiato al Concorso internazionale di coreografico di Bagnolet. Di nuovo in duo creano Noces d’argile, e in quartetto Tête close, presentato alla Biennale du Val-de-Marne e negli Stati Uniti (1983). 
Nel 1984, insieme ad altri tre danzatori(tra cui l’italiana Raffaella Giordano) creano Vertèe, con cui debuttano in Italia su invito degli Incontri Internazionali di Rovereto. 
Nel 1985 l’Esquisse crea Le Royaume Millenaire, una produzione del Centre National de Danse Contemporaine di Angers, che debutta in giugno al Théâtre Municipal di Angers, e che viene invitato,in luglio, al Festival di Châteauvallon. La critica francese ha accolto quest’ultima produzione dell’Esquissecon un inno unanime di consensi. 
La danza dell’Esquisse (violenta, ossessiva, di un’energia potente e molto fisica, senza rarefazioni intellettualistiche) rimanda, alla lontana, a certe forme di teatralità espressionista e a una drammaturgia del movimento d’ispirazione vagamente orientale. In realtà, tuttavia, Bouvier e Obadia sfuggono a incasellamenti di metodo, restando sempre e soltanto se stessi, capaci di un’originalità creativa stupefacente. 
Il loro lavoro, sostengono, non dipende da nessuna tecnica in particolare: “Soltanto la presa di coscienza del corpo e la dimensione dell’attore sono gli elementi costanti ed essenziali della nostra ricerca. Questo studio fisico, strettamente legato all’emozione, utilizza diversi elementi (energia, peso, spazio temporale e relazionale) capaci di generare una forza espressiva. 
  

Le royaume millenarie
Lui: suspens, estasi dolorosa. 
Lei: Un’energia che bolle, un pathos che si diffonde. 
Danzare come se tutta la loro vita dipendesse soltanto da questo. In Bouvier e Obadia c’è una specie di urgenza, la piena necessità di un significato che eccede. Quello che essi mettono in scena, senza parlare di quello che vogliono o di quello che cercano, è un repertorio di immagini che sanno di sofferenza, di desiderio di vivere. Essi sono il loro stesso enigma. Un enigma vivace e brutale. 
Corse, cadute, torsioni, scontri, piedi flessi o incrociati, visi pesti o persi nel corpo dell’altro, grida mute, schiene curve, contrazioni, spostamenti infermi, corpi piegati, perduti: la loro danza “cul-de-jatte” è una finzione. In realtà è un’esplosione. Parla di balli miserabili, sontuosi, immemorabili. E ciò che è in causa, è la grazia dolorosa dei corpi come materia, non una tecnica identificabile. 
E il gusto stesso per gli stracci, i panni lacerati, i costumi barocchi, fintamente ricchi, sapientemente elaborati. O ancora le scenografie perfide, con banchi di tortura, berline, sedie nane. 
C’è qualcosa di candido nel divertirsi a giocare così, con il fuoco, nel non prendere in considerazione la misura del rischio. 
Ma, giovani sovrani pezzenti, crudeli verso se stessi e almeno altrettanto dolci, non indugiano, giustamente, sulla china dolciastra delle delizie sadiche. Il loro percorso è altrove. Il loro ardore li trascina su altre strade. Loro salgono più lontano, molto più lontano. 
Ed è per farsi carico della materia delle origini.