Cage
Quattro incontri mi hanno portato a delle grandi scoperte. Il primo è avvenuto agli inizi della mia collaborazione con John Cage, per i miei assolo, quando abbiamo iniziato a separare la musica dalla danza. Era alla fine degli anni Quaranta. All’epoca utilizzavamo ciò che Cage chiamava una “struttura ritmica”, cioè alcuni spazi di tempo che, di comune accordo, avevamo definito come dei momenti in cui la musica e la danza dovrebbero incontrarsi. Lavorando separatamente sulla coreografia e la composizione musicale, ciò dava alla musica e alla danza una completa autonomia tra i punti d’incontro fissati dalla “struttura”. Subito, questo modo di lavorare mi ha dato un sentimento di libertà nella danza, liberandomi dal procedimento “nota a nota” al quale ero abituato. Avevo una nozione molto chiara sia del carattere distinto sia dell’interdipendenza della danza e della musica.
Caso
Il secondo avvenimento si è realizzato quando ho iniziato, negli anni Cinquanta, a utilizzare dei procedimenti aleatori per fare delle coreografie. Mi sono servito di diversi metodi che in principio implicavano l’ elaborazione di un gran numero di frasi di danza, ognuna separatamente, e quindi l’esigenza di applicare la combinazione per trovare in quale ordine incatenarle. Quale frase segue quale frase, come funziona un dato movimento nel tempo e nel ritmo, quanti e quali danzatori saranno impegnati, in quale posto e in quale modo. Ciò ha portato e continua a portare verso nuove scoperte sulle transizioni tra i movimenti, in una modalità che supera quasi sempre l’immaginazione. Continuo a fare coreografie con dei procedimenti aleatori che trovano per ogni danza delle maniere nuove di avvicinarla.
Camera
Il terzo avvenimento, negli anni Settanta, scaturisce dal nostro lavoro per il video e il cinema. Lo spazio della telecamera rappresenta una sfida. Impone dei limiti chiari, ma offre anche delle possibilità di lavoro che non esistono sulla scena. La telecamera prende un punto di vista fisso, ma essa può essere spostata. C’è la possibilità di passare “cut” a una seconda telecamera e, cambiando la statura del danzatore sullo schermo, si gioca sul tempo e sul ritmo del movimento. La telecamera mostra anche la danza come è impossibile vederla sulla scena: rivela dei dettagli che non appaiono nel quadro più ampio della sala di spettacolo. Lavorare con il video e il cinema mi ha anche permesso di rivedere alcuni elementi della tecnica. Per esempio, a causa della velocità con la quale si capta un’immagine alla televisione, ho introdotto nella mia classe diversi ritmi che aggiungono una nuova dimensione al nostro atteggiamento globale nel lavoro.
Computer
Il quarto avvenimento è il più recente. In questi ultimi anni ho avuto accesso a un software LifeForms, frutto della collaborazione dei Dipartimenti di danza e di scienze della Simon Fraser University in Colombia Britannica. Può servire a memorizzare il lavoro: per esempio, un professore ha la possibilità di mettere in memoria degli esercizi e gli allievi possono consultarli se hanno bisogno di precisazioni. Ho già messo in memoria un piccolo numero di esercizi precisi che utilizziamo nel corso. Ma il mio interesse personale sta sempre nella scoperta dell’ignoto. Con il personaggio animato Sequence Editor (modificatore di ordine), si possono inventare dei movimenti, metterli in memoria e quindi costruire una frase. E’ possibile osservare questo personaggio sotto tutti gli aspetti, compreso dal di sopra, e ciò rappresenta una benedizione quando si crea una danza per la telecamera. Inoltre questo software offre delle potenzialità che esistevano già in fotografia, dove una figura può essere captata da un’angolatura che il nostro occhio non ha mai visto prima. Sul computer il tempo è modificabile, e questo permette di vedere al rallentatore il modo in cui il corpo passa da una forma a un’altra. Evidentemente produce talvolta delle forme e delle transazioni irrealizzabili per l’essere umano, ma, come per la “struttura ritmica”, con l’impiego dei procedimenti aleatori, quindi con il lavoro alla telecamera, e adesso con l’informatica, scopro delle nuove possibilità che aprono ancora una volta delle nuove vie.