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07/09/2004 - 19:00

Rovereto - Piazza del Polo Museale

Le Procès

Louise Philippe Demers, Le Proces | ph Louise Philippe

I robot danzano contrariamente alla loro natura. La loro natura sarebbe la mera funzionalità, ma Louis Philippe Demers infligge loro la fatica del funzionamento privo di funzionalità: li costringe a danzare, a un movimento senza funzione e senza risultato. I congegni meccanici ideati dai due canadesi Louis-Philippe Demers e Bill Vorn, l’uno artista dei media, l’altro compositore, trasformano il movimento, il suono, i riflessi cromatici in un’esperienza sospesa tra l’arte e lo spettacolo. Lo vedremo con i nostri occhi sotto la cupola del Mart quando le due ambientazioni ‘artificiali’, Le Procès e L’Assemblée, saranno ospiti di Oriente Occidente.
Ma come sono questi robot? Innanzitutto non hanno fattezze umane, ricordano semmai le macchine industriali e il loro comportamento non tende a riprodurre quello dell’uomo. Essi proseguono nella loro capacità di coordinazione, nella loro meccanicità a rispondere agli stimoli come programmati. Eppure queste creature ululanti e rumorose sembrano subìre la loro condizione di perpetuo movimento, sembrano costretti a sostenere la danza, una danza terrificante che, citando Arnd Wesemann,‘nega la morte ai morti’. In Le Procès il pubblico si trova ai lati della scena in cui si aggirano robot in azione, posizionati sopra e sotto dei ponteggi e tutti intorno. In modo simbolico la performance descrive il processo – il titolo è kafkiano – alle macchine da parte dell’uomo, una sorta di tribunale dove le varie identità si mescolano: giudici e giudicati, vittime e carnefici si incarnano in creature metalliche nutrite delle nostre concezioni del mondo. Una macchina attaccata al muro è scossa da movimenti spasmodici. Si muove indipendente innescata da comandi di cui rimangono sconosciuti agli osservatori la provenienza, il senso e il fine. Sopra un ponteggio si muovono invece due robot. Due grosse macchine con artigli e dita avanzano e si arrampicano da ogni parte, anche su altre macchine. È intenzionale tutto ciò o sono movimenti senza scopo? Con Demers fallisce qualsiasi tentativo di attribuire agli attori-robot una intenzionalità e soprattutto il comportamento delle macchine rimane per noi indecifrabile perché non assimilabile a quello umano.Ogni macchina ha un proprio compito da eseguire, proprie capacità cognitive da assecondare nella più pura autoreferenzialità.
E il pubblico? È costretto a prendere posizione osservando le proprie emozioni di fronte a questo gioco meccanico.

Coreografia di Louis-Philippe Demers e Bill Vorn
Artisti Louis-Philippe Demers e Bill Vorn
Musiche Bill Vorn
Luci Louis-Philippe Demers
Scenografia Louis-Philippe Demers e Bill Vorn
Staff tecnico Bernhard Bredehorn, Vincent Boureau
Durata 15 minuti