Fino a quando sono esistite due Germanie, le carte di identità dei berlinesi dell’Ovest portavano un piccola e poco visibile scritta, sul bordo vicino alla foto: “provvisoria”. Quel “provvisoria” indicava una situazione assurda, dolorosa... almeno fino alla notte tra il 9 e il 10 novembre 1989 quando il Muro venne abbattuto. Da allora anche quel termine ha cambiato valore e se esistesse ancora oggi quella scritta sui documenti d’identità dei berlinesi, non potrebbe che indicare il grande fermento che ha trasformato la ritrovata capitale tedesca in un immenso cantiere aperto, in un laboratorio architettonico, culturale e musicale, tanto da far impallidire, per quest’ultimo aspetto, il ricordo del mitico studio di registrazione, nei pressi della stazione Anhalter, dove le rockstar venivano da tutto il mondo a incidere i loro pezzi.
Dopo poco più di quindici anni Berlino vive l’entusiasmante fenomeno della visual music. Interpreti d’eccezione di questa nuova frontiera creativa, conosciuti ormai in tutto il mondo – tra le loro esibizioni anche una al Centre Pompidou e una per Louis Vuitton – sono, a partire dalla fine degli anni Novanta, i Pfadfinderei. Musicisti, programmatori, tipografi, graphic designers, video makers danno vita, assieme ai Modeselektor, a veri e propri mondi visivo-sonori dove la musica prende letteralmente forma. Musica, dai ritmi e dalle movente tecno, che vive in coinvolgenti jam session. Ora non si tratta più di riappropriarsi degli spazi urbani e dell’architettura industriale dopo quasi trent’anni in cui mura, case ed edifici si erano svuotati, vittime della repulsione magnetica del Muro, ma di dar vita a performance in cui Pfadfinderei e Modeselektor creano assieme, proiettando su giganteschi schermi forme e pattern realizzati al computer grazie a interfaccia appositamente progettate da loro stessi e riuscendo a coinvolgere il pubblico in quello che ogni volta è un viaggio, estremamente dinamico e divertente, di visual music chiamato LabLand.