Segue il filo di una storia, come era accaduto per Blanche Neige, ma questa volta conserva solo una trama sottile dell’antico racconto cinese La pittura sul muro a cui si è ispirato. Angelin Preljocaj, nel firmare per la sua compagnia La Fresque (L’affresco), cede solo in parte al desiderio di narrare danzando. Al centro dei suoi pensieri c’è ancora una volta la coreografia, con la C maiuscola.
La Fresque racconta di due giovani viandanti, Chu e Meng, che si ritrovano dentro un tempio, invitati da tre monaci a osservare un incantevole affresco rappresentante giovani fanciulle in un giardino. Gli sguardi di una di loro colpiscono Chu che, travolto d’amore, si ritrova all’interno della pittura. Cacciato poi da “un gigante dalla corazza dorata”, al suo risveglio Chu è nuovamente nella realtà. Nel dipinto invece la fanciulla ha cambiato acconciatura: non sfoggia più innocenti capelli sciolti bensì uno chignon da donna sposata. Un canovaccio essenziale che permette al coreografo l’indagine di alcuni concetti filosofici: la relazione esistente tra rappresentazione e realtà (il riferimento alla caverna di Platone è palese) e il tradizionale pensiero orientale in cui l’apparenza non è altro che un’illusione. Ma anche una riflessione sulla sottile linea di demarcazione tra vita e morte, tra un cuore battente e uno inerme.
Attraverso una danza di raffinata gestualità, Angelin Preljocaj svela i suoi personaggi immersi in un’essenzialità tutta orientale. Virtuosa, ma aderente al suolo, la partitura coreografica dei due viandanti; aerea e fluida quella dei tre monaci in nero; languida e sensuale quella delle fanciulle. Nel nero dominante, le situazioni di realtà e finzione si determinano grazie a un velo nero (che si alza per ’svelare’ l’affresco) e a pareti che si chiudono quando il primo passo a due dell’incontro tra Chu e la Bella è avvenuto. Questo è solo il primo dei due duetti d’amore che lo spettacolo contiene, giustapposti come preziosi cammei ai pezzi d’insieme di squisita fattura.
Ma oltre a tutto ciò Angelin Preljocaj, lancia anche un’ulteriore questione, scegliendo di affrontare il tema della rappresentazione: qual è il posto dell’arte nella società contemporanea?