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07/09/1993 - 19:00

Trento - Auditorium Santa Chiara

La Danse de Sept Voiles

Leila Haddad, Le danse de sept voiles

La danza del ventre? Per Leïla Haddad non certo un diversivo per appassionati di locali esotici. Piuttosto “una danza che viene dalla notte dei tempi”. Originaria dell’isola di Djerba, in Tunisia, e paladina in Europa della cultura orientale, Leïla Haddad lavora da anni per ridare alla danza del ventre la dignità delle antiche origini.
Arrivata a Parigi per frequentare l’università come è costume di molti giovani tunisini, la Haddad si trasferisce a Londra negli anni ’70, dove, oltre a continuare gli studi, entra a far parte di un gruppo teatrale antiapartheid. Rientrata a Parigi, collabora fino all’84 con il teatro Zulu, un gruppo nato a Dakar, in cui viene a contatto con danzatori di varia provenienza: senegalesi, tunisini, algerini, uniti dalle stesse convinzioni che animavano il gruppo inglese. In seguito lavora con il teatro Barkane, compagnia di mimo anch’essa interessata ai problemi razziali.
Ma il suo destino è un altro: inizia ad insegnare danza orientale al Centre du Marais. I primi tempi non sono facili. “Mi si guardava di traverso – raccontava l’anno scorso in un’intervista pubblicata in Francia su Danser – con disprezzo per questa danza giudicata volgare attraverso delle immagini stereotipate… Il mio lavoro è consistito nello spiegare, nel mostrare senza pausa che si tratta di una gestualità sacra che viene da tempi lontani e che ogni movimento è legato ad un simbolismo cosmico molto significativo, come quando le anche disegnano un 8, cifra dell’infinito e dell’universo, o un cerchio, simbolo della totalità”…
L’origine della danza del ventre in effetti è antichissima. I primordi possono essere fatti risalire all’era matriarcale e ai riti arcaici di fertilità in cui, secondo il culto della Dea Madre, la figura femminile viene rivestita di un carattere sacrale. Il ventre, culla del mistero della maternità, è centro simbolico del corpo, punto d’unione tra parte superiore e parte inferiore, tra cielo e terra, sole e luna. Tracce di questo genere di danza si ritrovano in Medio Oriente, nell’Egitto, nella Guinea e in molti altri paesi.
Da quando ha iniziato ad insegnare al Centre du Marais, Leïla Haddad si è creata un suo appassionato pubblico, facendosi apprezzare sia come insegnante che come danzatrice. Invitata regolarmente negli Stati Uniti e in vari paesi europei allo scopo di propagare la sua concezione di danza orientale, ha firmato negli ultimi anni due spettacoli: “Ballade en rythms and blues” e, nell’88, “La danse des sept voiles”, presentata a Rovereto in prima nazionale. Nata per il festival di Lille nell’88, “La danse des sept voiles” si ispira alla figura di Salomè, ripescando il mito di Ishtar, la Dea Madre babilonese, che riuscì a varcare le sette porte del Regno dei Morti, grazie alla sua danza esoterica.

Coreografia e danza di Leïla Haddad
Musica dell’Ensemble Al Kindi
Luci di Elisabeth Boulou