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Sala Conferenze del Mart, Rovereto

Il corpo che danza

Incontro con Marie-Agnès Gillot, Pippo Delbono, Bobò e Leonetta Bentivoglio

Il corpo catturato dalla danza. Come una promessa. Un’avventura fatta di armonia, leggerezza e sublime coerenza. Pippo Delbono “gioca” con la danza, lavorandone i percorsi in quella che è egli stesso a definire una “coreografia teatrale”: ogni suo spettacolo ne possiede intimamente una.
È una griglia necessaria e molto definita che funziona, di volta in volta, da presupposto strutturale del pezzo. E la danza vive, nel suo teatro, attraverso corpi danzanti modellatissimi dalla tecnica – come quello della splendida ballerina étoile dell’Opéra di Parigi Marie-Agnès Gillot, una delle interpreti di Dopo la battaglia – accostati ai corpi “eroici” e “puri” (culturalmente non filtrati) degli attori raccolti dalla vita che partecipano al viaggio della compagnia Delbono. Spicca tra loro, innanzitutto, la presenza del sordomuto Bobò, che fu recluso per quarantasei anni nel manicomio di Aversa, finché non giunse Delbono a liberarlo, svelandogli la sua identità fortissima di attore. Bobò è un clown “naturale” e un interprete geniale per espressività “diretta”, e il suo talento innato lo ha trasformato, in questi anni, nella massima star del teatro di Delbono.
All’interno dello spazio che il focus dedica alla danza e agli interrogativi posti, nell’ambito delle arti sceniche contemporanee, dal “corpo danzante” (conducono l’incontro Leonetta Bentivoglio e lo stesso Delbono), sarà presentato un breve “passo a due”, inedito e montato proprio per quest’occasione, che Pippo dedica alla “strana coppia” Gillot-Bobò. La bellezza identifica il suo specchio nei loro due corpi tanto diversamente danzanti.

Pippo Delbono, autore, attore, regista, nasce a Varazze nel 1959. Negli anni ’80 inizia gli studi di arte drammatica in una scuola tradizionale che lascia in seguito all’incontro con Pepe Robledo, un attore argentino proveniente dal Libre Teatro Libre (formazione teatrale attiva in Sud America negli anni ’70 che utilizzava la creazione collettiva come mezzo di espressione e di denuncia della dittatura in Argentina). Insieme si trasferiscono in Danimarca e si uniscono al gruppo Farfa, diretto da Iben Nagel Rasmussen, attrice storica dell’Odin Teatret e per Delbono inizia un percorso alternativo alla ricerca di un nuovo linguaggio teatrale. Delbono si dedica allo studio dei principi del teatro orientale che approfondisce nei successivi soggiorni in India, Cina, Bali, dove fulcro centrale è un lavoro minuzioso e rigoroso dell’attore sul corpo e la voce. Nel 1987 crea il suo primo spettacolo, Il tempo degli assassini e nello stesso anno incontra Pina Bausch che lo invita a partecipare a uno dei lavori del suo Wuppertaler Tanztheater. Questa straordinaria occasione segna una tappa fondamentale nel percorso artistico del regista. Gli spettacoli di Delbono non sono allestimenti di testi teatrali ma creazioni totali, gli attori sono parte di un nucleo che si mantiene e cresce nel tempo. Già nella prima opera si definiscono i tratti di un lessico teatrale unico che rappresenta la peculiarità di tutte le creazioni seguenti.

Leonetta Bentivoglio, laureata in Filosofia, lavora come giornalista e saggista. È stata consulente di manifestazioni culturali in Italia e all’estero. Dal 1992 è inviato speciale de La Repubblica, per cultura e spettacoli. È autrice di vari libri, tra cui una storia de La danza contemporanea (Longanesi, 1985), un volume su Il teatro di Pina Bausch (Ubulibri, 1991) e un saggio su Verdi (Il mio Verdi, Socrates, 2000). Nel 2006 ha scelto, curato e tradotto in italiano per Garzanti le short stories di Thomas Hardy (I tre sconosciuti e altri racconti). Nel 2007 pubblica in Francia e in Germania, per L’Arche Editeur, un altro libro su Pina Bausch, edito nel 2008 in Italia (Barbès) col titolo Vieni, balla con me. Del 2009 è Corpi senza menzogna (Barbès), sul teatro di Pippo Delbono.

Bobò è un piccolo uomo sordomuto, analfabeta, incontrato (in occasione di una attività laboratoriale) nel manicomio di Aversa, dove era stato rinchiuso per quarantacinque anni. Delbono riconosce in Bobò e nella sua capacità gestuale i principi del teatro orientale. Gli elementi che Pippo Delbono ha appreso dopo lunghi anni di training sono presenti come dote acquisita in Bobò, un attore capace di accompagnare con precisione il suo gesto teatrale nella totale assenza di retorica.

Marie-Agnès Gillot entra nell’Opéra Ballet School nel 1985 e nel Corpo di Ballo nel 1990 a soli quindici anni. Nel 1999 viene promossa première danseuse e nominata Étoile nel 2004 dopo lo spettacolo Signes di Carolyn Carlson. Marie-Agnès Gillot riceve il titolo di Chevalier des Arts et Lettres nel 2006.