Secondo l’autorevole studioso americano David Rodowick, “il realismo ‘fotografico’ rimane il Santo Graal dell’immagine digitale”. Per quale motivo dunque l’affermazione del digitale ha gradualmente alimentato l’opinione che il cinema stia smarrendo contatto con la realtà e con la propria inclinazione a riprodurla e raccontarla? L’alto grado di manipolazione introdotto dal digitale ha infatti determinato una riflessione nella quale il cinema figura come imputato assente al proprio stesso processo, e dove il principale capo d’accusa che gli viene mosso riguarda l’abdicazione al ruolo di riproduzione fotografica della realtà. Oggi il cinema va però inevitabilmente contestualizzato ad un’epoca nella quale, come scrive lo studioso dei media Peppino Ortoleva, si è venuto a creare, tra gli oggetti e i significati simbolici, uno scarto tale che “risulta quasi ovvio scrivere tra virgolette la parola realtà”.
Leonardo Gandini è nato a Bolzano nel 1961, insegna Iconografia del Cinema al DAMS di Bologna e Retorica del Film alla Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università di Modena – Reggio Emilia. È curatore del Convegno Memoria e Mass-Media che viene organizzato ogni anno dal Museo Storico in Trento all’interno del Progetto Memoria. È autore di diverse pubblicazioni sul cinema contemporaneo e hollywoodiano. Tra le sue più recenti pubblicazioni si ricordano Il film noir americano (2008), Cinema e regia (2006), Ventuno per undici. Fare cinema dopo l’11 settembre (2008).