La nona edizione del Festival di Rovereto dedica un omaggio monografico al coreografo Alwin Nikolais, mitico artista e capofila nella storia della danza del ‘900. Creatore di un astratto teatro multimediale d’intenso fascino, il “mago” del formalismo americano si ricollega a quel filone delle avanguardie storiche ruotante intorno alle sperimentazioni del Bauhaus e alla figura di Oskar Schlemmer. Non a caso Alwin Nikolais si forma con la tedesca Hanya Holm, collaboratrice di Mary Wigman.
La presenza di Alwin Nikolais al Festival di Rovereto, dedicato in parte quest’anno alle avanguardie del primo trentennio del ‘900, rappresenta da questo punto di vista, un momento fondamentalmente della manifestazione e un’interessante verifica del fertile rapporto culturale esistente tra l’Europa della danza moderna e la coreografia americana del dopo guerra. Artista totale (firma, oltre alle coreografie, musiche, scene, luci e costumi dei suoi spettacoli), Alwin Nikolais afferma, fin dagli anni ’50, un suo teatro di movimento originale dal potenziale prepotentemente visionario.
Immersa in illusioni ottiche ed esplosivi giochi caleidoscopici, la sua danza è pura “motion” “disumanizzazione” del corpo, dove il fine non è l’alienazione dell’essere, ma il superamento della soggettività attraverso la proiezione in una dimensione spazio-temporale fantascientifica. Tra le opere presentate in due serate a Oriente Occidente, scelte tra le oltre 160 create dal coreografo, andranno in scena capolavori storici di Nikolais e prima assoluta per l’Italia.
Nikolais incontrerà il pubblico di Oriente Occidente in una conferenza sul suo lavoro e terra uno stage di tecnica e composizione accanto al coreografo Murray Louis suo collaboratore fin dagli anni ’50. É la prima volta che Nikolais, straordinario didatta, che insegna in Italia.
