Nel 1909 Ida Dalser conosce Mussolini durante il soggiorno a Trento di quest’ultimo. Innamoratasene, lo rincontra a Milano, dove Mussolini dirigeva l’Avanti. Finanzia il giornale dell’amato, gli dà un figlio, poi la guerra li separa. Nella vita del futuro Duce non ci sarà più spazio né per Ida né per il piccolo Benito Albino. Bellocchio lega i temi più cari del suo cinema (la costrizione della follia, il potere, gli uomini della Storia, il cattolicesimo, le idee rivoluzionarie) e imbastisce un grande melodramma a sfondo storico. Complici il montaggio impeccabile di Francesca Calvelli, la fotografia straordinariamente plastica di Daniele Ciprì e la perfetta colonna sonora di Carlo Crivelli, la tragedia rigonfia di passione e sentimento inscenata da Bellocchio convince e ammalia. A partire dall’uso sapientissimo dei materiali d’archivio, reinventati e rimodellati in un seducente gioco di incastri tra finzione e realtà. Una lezione di stile e di intelligenza.
Nato e cresciuto a Bobbio, Marco Bellocchio frequenta in giovane età il Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Il suo primo film, I pugni in tasca (1965), è uno degli esordi più maturi e sfrontati della storia del cinema italiano. Dopo La Cina è vicina (1967), film slogan sulla borghesia italiana, gira tra gli altri Sbatti il mostro in prima pagina (1972), amara riflessione sul giornalismo. Regista tra i più impegnati politicamente, denuncia i soprusi delle istituzioni (Nel nome del padre, 1972, Matti da slegare, 1975, Marcia trionfale, 1976) alternando il documentario al cinema di finzione. Con a fianco lo psicanalista Massimo Fagioli gira Il diavolo in corpo (1986), inaugurando un prolungato percorso cinematografico lungo le rotte dell’inconscio. Nel 1997 porta sullo schermo un testo di Heinrich von Kleist, Il principe di Homburg con cui riscuote un grande successo di critica e di pubblico, riconfermandosi regista lucido, rigoroso e appassionato. Confermato il successo con una trasposizione cinematografica pirandelliana (La balia, 1999), volge la sua attenzione ai dilemmi del presente e della storia recente (L’ora di religione, 2002, Buongiorno, notte, 2003, Il regista di matrimoni, 2006). Unico italiano in concorso, nel 2009 partecipa al festival di Cannes con Vincere, ottenendo grandi apprezzamenti dalla critica internazionale. All’ultimo festival di Venezia ha presentato Sorelle mai, film in sei episodi di ambientazione familiare.