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Auditorium Melotti, Rovereto

Film - Sorelle mai

Film - 105'

proiezioni-novembre

Il film con cui Bellocchio torna a casa è una pellicola composta di sei episodi girati a Bobbio tra il 1999 e il 2008 con i corsisti di “Fare cinema”, il laboratorio estivo che tiene da anni nel suo paese natale. La protagonista è una famiglia, quella dello stesso regista, composta dalla figlia Elena, dal figlio Giorgio e dalle due sorelle, Letizia e Maria Luisa. Un documento lineare e concreto di come il buon cinema sgorghi dalla realtà e ad essa si ispiri per raccontare qualsiasi storia, dalla più grande a quella più intima e minuta. “In realtà – ha dichiarato il regista – si trattava di sei episodi indipendenti e non avevo in mente di farne un lungometraggio. Poi invece ho notato che esisteva un filo conduttore: il tema di chi va e chi resta. Il film è un prodotto realizzato con grande libertà, non c’era l’ossessione di girare un film tout court, di pensare a come poteva venire accolto dal pubblico. Abbiamo lavorato con grande spensieratezza”. Un omaggio sentito ai rapporti familiari, i quali da rifugio si trasformano a volte in dolci prigioni.

Nato e cresciuto a Bobbio, Marco Bellocchio frequenta in giovane età il Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Il suo primo film, I pugni in tasca (1965), è uno degli esordi più maturi e sfrontati della storia del cinema italiano. Dopo La Cina è vicina (1967), film slogan sulla borghesia italiana, gira tra gli altri Sbatti il mostro in prima pagina (1972), amara riflessione sul giornalismo. Regista tra i più impegnati politicamente, denuncia i soprusi delle istituzioni (Nel nome del padre, 1972, Matti da slegare, 1975, Marcia trionfale, 1976) alternando il documentario al cinema di finzione. Con a fianco lo psicanalista Massimo Fagioli gira Il diavolo in corpo (1986), inaugurando un prolungato percorso cinematografico lungo le rotte dell’inconscio. Nel 1997 porta sullo schermo un testo di Heinrich von Kleist, Il principe di Homburg con cui riscuote un grande successo di critica e di pubblico, riconfermandosi regista lucido, rigoroso e appassionato. Confermato il successo con una trasposizione cinematografica pirandelliana (La balia, 1999), volge la sua attenzione ai dilemmi del presente e della storia recente (L’ora di religione, 2002, Buongiorno, notte, 2003, Il regista di matrimoni, 2006). Unico italiano in concorso, nel 2009 partecipa al festival di Cannes con Vincere, ottenendo grandi apprezzamenti dalla critica internazionale. All’ultimo festival di Venezia ha presentato Sorelle mai, film in sei episodi di ambientazione familiare.