C’è il cinema che pretende di mostrare tutto, si imbroglia nelle parole e alla fine non dice niente. Poi c’è il cinema che non usa parole e non racconta storie, ma del mondo e della vita è in grado di svelare più di un segreto. Il cinema di Michelangelo Frammartino appartiene a questo seconda sparuta famiglia. Dopo il notevole Il dono, al suo secondo lungometraggio il giovane regista milanese sceglie di portare lo spettatore in territori sconosciuti, liberandolo dalla tirannia del racconto. Un film senza storia ma con quattro protagonisti: un pastore, una capra, un albero e poi il carbone. Vietato dire di più, se non si vuol correre il rischio di sciupare un’opera tanto cristallina e delicata. “Un film temerario, fatto di silenzi e contemplazione, semplice come una filastrocca antica ma anche misterioso e appassionante come un’epopea di fantascienza”. “Arcaico, bellissimo e diverso da tutti”, uno spettacolo difficile da dimenticare, che alle false verità dei proclami in forma di cinema sostituisce la contemplazione estatica. Se ne è accorto il pubblico dell’ultimo festival di Cannes, che al film di Frammartino ha tributato un’accoglienza vibrante e commossa. Come ha ricordato la critica internazionale, “è nato il nuovo Michelangelo del cinema italiano”.
Michelangelo Frammartino nasce a Milano nel 1968. Nel 1991 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, contesto in cui matura l’interesse per la relazione fra gli spazi concreti e costruiti dell’abitare e la presenza dell’immagine fotografica, cinematografica o video. Nel 1997 si diploma in regia alla Civica Scuola del Cinema e continua autonomamente il proprio percorso di sperimentazione sull’immagine. Dal 2005 insegna Istituzioni di regia all’Università degli Studi di Bergamo. Tra le sue produzioni: Io non posso entrare (2002, vincitore Festival di Bellaria), Il dono (2003, premiato a Annecy, Thessaloniki, Belfort, Mons, Tiburon, Spalato, Bellaria, Varsavia), Le quattro volte (2010, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Cannes, premiato nei festival di Cannes, Monaco, Sant’Arcangelo di Romagna, Bobbio, Annecy, Reykjavík).