Nel corso del trentennio che va dagli anni ’70 al duemila a Nuoro sono stati demoliti almeno tre capisaldi della propria storia locale e quindi della propria particolare estetica urbana, e quindi del proprio particolare senso di sé. Il vecchio edificio comunale, con cortile, mercato e pesa pubblica ha lasciato il posto all’edificio del Banco di Sardegna. Le vecchie carceri, la magnifica Rotonda, hanno lasciato il posto a un teatro polivalente, chiuso da oltre vent’anni, che è ormai già di per se stesso una testimonianza di archeologia urbana. Lo scorcio verso Badde Manna è stato “tappato” dal bunker della Biblioteca Satta. Quest’ultimo è un caso specifico di “demolizione attraverso l’edificazione” perché ad essere demolito è stato lo sguardo, il colpo d’occhio, direi quasi il rapporto diretto tra il territorio e la città. In questi tre momenti io vedo la grammatica del nostro essere fieramente privi di un’idea di città.