A Régine Chopinot il compito di chiudere l’edizione 1993 di Oriente Occidente. Intrigante, amante dell’eccesso, “regina” di nome e di fatto nel culto dell’indagine sulla forma della danza, la Chopinot è una vera protagonista della coreografia.
Il suo percorso, costellato di sfide e di rimesse in gioco, non si lascia ingabbiare in definizioni troppo rigide: da “Halley’s comet” (premio Bagnolet 1981) a “Appel d’Air” (sempre dell’81), e “Ana” (’90) a “Chopinot danse St. Georges” (’91), tanto per citare almeno alcune delle sue coreografie più conosciute, la Chopinot si è divertita con intelligenza e gusto del rischio a stupire il suo pubblico. Formazione cunninghamiana e scuola Hightower per questa francese di origine algerina, inventrice nel corso degli anni di spettacoli carichi di dissacratorie fascinazioni punk-rock (“Appel d’Air”), di lavori dominati da eccentricità visive (Le Défilé) – complice numero uno lo stilista Jean-Paul Gaultier – di creazione fortemente surreali (“Ana”, dedicato all’Alice di Carroll), di balletti in cui il movimento è cesellato formalmente come se l’autrice si fosse trasformata in scultrice (“Chopinot danse St. Georges”).
Di “Via” dell’84, Régine diceva: “è un pezzo che si autoconsuma, di cui non resta niente, tranne l’energia”. La creazione era ancora intesa come qualcosa di estremamente effimero, da gustare e non conservare. Oggi la Chopinot, e come lei altri autori di grido della danza francese, Prelijocaj in testa, ha un’altra idea. Il Centro Coreografico Nazionale della Rochelle, da lei diretto dall’86, è ormai sede di una compagnia permanente: Le Ballet Atlantique, un gruppo, il cui progetto è abbinare alle creazioni la costituzione di un repertorio contemporanea. Sotto questa nuova formula, la Chopinot ha debuttato i primi di giugno a La Rochelle con la novità 1993: “Façade”, a Rovereto in prima nazionale.
“Façade” nasce sull’omonima raccolta di poesie di Edith Sitwell, musicata da William Walton. Scritto nel 1922, “Façade” è un piccolo gioiello surreale e fantasmagorico della letteratura inglese del tempo. La Aitwell, personaggio eccentrico e nascostamente malinconico e problematico, diede alle scena il testo, recitandolo dietro una tenda e servendosi di un megafono. Quando Walton scrisse le musiche aveva soltanto 19 anni: l’incontro con la Sitwell fu determinante per la sua carriera.
Da “Façade” si conosce la trasposizione in balletto, firmata da Frederick Ashton nel ’31, presentato alle origini con il Ballet Rambert. Lo spiritoso lavoro è ancora oggi in repertorio al Royal Ballet. In un’intervista pubblicata a fine ’92 su Danser, parlando del progetto di “Fraçade”, la Chopinot dichiara: “Ho già lavorato sul tema del delirio con “Ana”, ispirato all’opera di Lewis Carroll. Continuo oggi questo lavoro sul non-sense e sulla visione surrealista della poetessa Edith Sitwell”…
Per la prima volta nella sua carriera Régine Chopinot parte dalla musica per creare la coreografia. “Ho voluto approfondire – raccontava ancora nell’intervista citata – il rapporto con la musica e, approfittando del computer oggi a nostra disposizione, ho immaginato, come volevo da molto tempo, una coreografia che rispondesse ai diversi strumenti”.. E’ stato il compositore e direttore d’orchestra Cyril de Turckheim (collaboratore della Chopinot sia per “Ana” che per “St.Georges”) a proporre alla coreografia se La Rochelle di creare un nuovo balletto su “Façade”. All’inizio – diceva ancora la Chopinot – ebbi un rigetto epidermico per quella musica: la trovavo orripilante. Sei mesi dopo, ho pensato: è per me… Mi rimanda alla passione nutrita per il surrealismo fin dall’infanzia”…
Esotismo, giardini misteriosi, fantasie infantili per uno spettacolo nato per dodici danzatori, due attori e sei musicisti diretti da Cyril de Turckheim. Opera breve, “Façade” viene proposta dalla Chopinot in due esecuzioni e versioni coreografiche. I costumi, come d’abitudine, portano la firma di Jean-Paul Gaultier.