L' acronimo G.U.I.D. sta per Groupe Urbain d’Intervention Dansée e identifica un progetto speciale che Angelin Preljocaj ha avviato con danzatori scelti espressamente per questa tipologia di ‘interventi urbani’.
Portare negli spazi pubblici – stazioni, supermercati, piazze – la danza contemporanea solitamente relegata nei teatri è un’avventura che il coreografo francese sostiene dal 1998, anno in cui ha preso forma G.U.I.D.: un gruppo composto da danzatori professionisti e da giovani frequentatori del percorso pedagogico di professionalizzazione attivo all’interno del Ballet Preljocaj, di cui oggi è responsabile Guillaume Siard, già interprete della compagnia, dai primi anni duemila interessato alla trasmissione del repertorio e all’insegnamento. È lui che rimonta per il Gruppo estratti di celebri lavori di Angelin Preljocaj, creati sia per la compagnia sia per grandi ensemble internazionali come nel caso de La Stravaganza, balletto nato con il New York City Ballet nel 1997. Il valore di questa operazione consiste nel fatto che non vengono apportate modifiche alla coreografia: la scrittura coreografica resta ‘esigente’, rigorosa e sostenuta da un’inventiva formale. Perché la sfida è proprio questa: offrire una danza ‘colta’ a tutti.
Ogni stagione G.U.I.D. propone un carnet di estratti, e oltre al titolo citato, al Festival si potranno vedere brani da: Peurs Bleues (Paure blu, 1985) spettacolo che metteva in scena il gioco infantile di spaventarsi in rapporto al mondo degli adulti su musica di Beethoven; Personne n’épouse les méduses (Nessuno sposi le meduse, 1999) nato dalla sensazione di brucio re che le meduse provocano al contatto con la pelle; L’Anoure (La Rana, 1995) dalla novella originale di Pascal Quignard La voix perdue su un mix musicale di registrazioni acquatiche e Rameau; Suivront mille ans de calme (Seguiranno mille anni di calma, 2010) dal versetto dell’Apocalisse, una riflessione sulla deriva cieca dei corpi, sballottati tra ideali e credenze; Paysage après la bataille (Paesaggio dopo la battaglia, 1997) in cui si incontrano due personaggi antitetici del mondo dell’arte: lo scrittore Joseph Conrad e l’artista visivo Marcel Duchamp.