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PROGETTO RIC.CI - RECONSTRUCTION ITALIAN CONTEMPORARY CHOREOGRAPHY ANNI ’80-’90 COPRODUZIONE ORIENTE OCCIDENTE AND MART
Il progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ’80-’90, ideato otto anni fa dalla critica e studiosa di danza Marinella Guatterini, continua il suo percorso di riscrittura delle coreografie che hanno segnato la nascita e lo sviluppo del contemporaneo in Italia. Alle tappe con Alessandro Certini/Virgilio Sieni, Enzo Cosimi, Fabrizio Monteverde, Michele Abbondanza/Antonella Bertoni, Valeria Magli, Michele Di Stefano, Silvana Barbarini, Mario Martone si è aggiunta Erodiade - Fame di Vento di Julie Ann Anzilotti. Creato dalla coreografa in collaborazione con l’artista Alighiero Boetti, che con lei lavorò otto mesi indicandole anche il sottotitolo della pièce (e poi morto prematuramente l’anno successivo, nel 1994), Erodiade - Fame di Vento si ispira al poema incompiuto di Stéphane Mallarmé Hérodiade, del quale restano tre soli frammenti e una serie di appunti. Qui Julie Ann Anzilotti si affida alla logica del movimento, strutturato tra tecnica ed espressione, per portare in scena la figura di Salomé (con il nome di sua madre però, Herodias, come in Mallarmé) vista nella sua immensa solitudine e amarezza. Erodiade, bella e sensuale, vuole e ottiene tutto ma l’inquietudine continua a divorarla: è sempre più sola, sempre più disperata nella ricerca di assoluto. Solo alla fine troverà il suo ‘spirito benigno’, il suo Angelo custode che la introduce in un mondo più lieve e paradisiaco. Accanto a lei altre quattro danzatrici nei ruoli della Nutrice, dello Spirito del Bene, dello Spirito Maligno e dell’Angelo insieme a un danzatore che incarna Giovanni Battista, di cui Erodiade chiederà la decapitazione. La scena pensata da Boetti regala allo spettacolo una cifra essenziale punteggiata da segni arcaici: un fondale chiaro a soffietto dominato da un cerchio rosso, una striscia rossa che attraversa il palco, evidente rimando al sangue e alla passione. Una composizione sull’eterna opposizione tra Bene e Male costruita sulla simbiosi tra movimento, impianto visivo e parola (la voce di Gabriella Bartolomei che distilla i versi del poeta simbolista).
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