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Auditorium Melotti, Rovereto

Dopo la battaglia

Spettacolo teatrale

Risale al 2011 la creazione di Pippo Delbono Dopo la battaglia, un’opera elegiaca e intensamente multidisciplinare che viaggia senza pietà nelle lacerazioni di un presente affollato da soprusi ed emarginazioni. Il conflitto evocato dal titolo, ci segnala l’autore, coincide col profondo buio culturale, politico ed etico in cui è precipitato il nostro Paese, e prende forma, sulla scena, in una galleria di immagini oscillanti tra zone acute di follia e isole di leggerezza, quadri dei demoni del potere (politico e finanziario) e passaggi di angelica danza.
È come se in questo suo pezzo, che contiene tratti diaristici e “privati” (vi è incluso anche un breve ritratto filmato della mamma di Pippo), ma che è fondamentalmente sospinto da un piglio di teatro civile, Delbono volesse spingerci a lanciare il nostro sguardo oltre l’oscurità che ci opprime “per ritornare a essere”, come dice più volte durante la rappresentazione. Per attraversare il campo di battaglia del dolore d’esistere e confrontarsi col cuore dell’umanità.
Nato dalle ceneri di un progetto operistico che sarebbe dovuto andare in scena al Bellini di Catania, lo spettacolo si apre sull’onda musicale del Macbeth verdiano e accoglie tra l’altro l’apporto del violinista Alexander Balanescu. Costante è l’omaggio alla danza, non solo nel tributo a Pina Bausch, ma nelle apparizioni vaporose dell’Étoile dell’Opéra di Parigi Marie-Agnès Gillot e negli interventi di Marigia Maggipinto, giàmembro del Tanztheater Wuppertal. Ed è spontanea la sapienza scenica di Bobò, l’attore-feticcio di Delbono, sordomuto e con l’anima segnata da quasi mezzo secolo di manicomio. I testi di Artaud, Kafka e Pasolini s’intrecciano con la luminosità del belcanto e con sofferti affondi autobiografici, mentre il cinema irrompe con spezzoni sugli scenari degli ospedali psichiatrici e sui disperati flussi migratori sulle coste del Mediterraneo.
Dopo la battaglia ha ricevuto il premio Ubu 2011 come miglior spettacolo.

Spettacolo teatrale di Pippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballaré, Bobò, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Marigia Maggipinto, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
e con la partecipazione di Alexander Balanescu e Marie-Agnès Gillot
musiche originali Alexander Balanescu
scene Claude Santerre
costumi Antonella Cannarozzi
luci Robert John Resteghini
direttore tecnico Fabio Sajiz
responsabile suono Angelo Colonna
fonico Corrado Mazzone
luci e video Orlando Bolognesi
elaborazione costumi Elena Giampaoli
capo macchinista Gianluca Bolla
macchinista Mattia Manna
responsabile produzione Alessandra Vinanti
organizzazione Silvia Cassanelli
amministratore di compagnia Raffaella Ciuffreda
ufficio stampa Silvia Pacciarini
scene costruite nel laboratorio D.ex M. - sartoria Théâtre de la Place-Liège
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point/ Paris, Théâtre de la Place/ Liège, Théâtre National de Bretagne/ Rennes con il supporto di Teatro Pubblico Pugliese e Cinémathèque Suisse
durata 110 minuti senza intervallo

Pippo Delbono, autore, attore, regista, nasce a Varazze nel 1959. Negli anni ’80 inizia gli studi di arte drammatica in una scuola tradizionale che lascia in seguito all’incontro con Pepe Robledo, un attore argentino proveniente dal Libre Teatro Libre (formazione teatrale attiva in Sud America negli anni ’70 che utilizzava la creazione collettiva come mezzo di espressione e di denuncia della dittatura in Argentina). Insieme si trasferiscono in Danimarca e si uniscono al gruppo Farfa, diretto da Iben Nagel Rasmussen, attrice storica dell’Odin Teatret e per Delbono inizia un percorso alternativo alla ricerca di un nuovo linguaggio teatrale. Delbono si dedica allo studio dei principi del teatro orientale che approfondisce nei successivi soggiorni in India, Cina, Bali, dove fulcro centrale è un lavoro minuzioso e rigoroso dell’attore sul corpo e la voce. Nel 1987 crea il suo primo spettacolo, Il tempo degli assassini e nello stesso anno incontra Pina Bausch che lo invita a partecipare a uno dei lavori del suo Wuppertaler Tanztheater. Questa straordinaria occasione segna una tappa fondamentale nel percorso artistico del regista. Gli spettacoli di Delbono non sono allestimenti di testi teatrali ma creazioni totali, gli attori sono parte di un nucleo che si mantiene e cresce nel tempo. Già nella prima opera si definiscono i tratti di un lessico teatrale unico che rappresenta la peculiarità di tutte le creazioni seguenti.