Nel luglio dell’anno scorso scompariva, all’età di 56 anni, Gerhard Bohner, uno dei danzatori e coreografi più rappresentativi del tanztheater tedesco occidentale. Formatosi con Mary Wigman e Tatjana Gsovsky, aveva danzato al Nationaltheater di Mannheim ed era stato solista della Deutsche Oper di Berlino. Le sue prime prove coreografiche, risalenti agli anni ’60, furono presentate all’Accademia delle Arti di Berlino, luogo prediletto da Bohner e da chi desiderava sperimentare al di fuori dei teatri stabili. Nell’arco della sua vita diresse il balletto di Darmstadt (‘72/’75) e di Brema (‘78/’81), alternando questa attività a quella di coreografo indipendente.
“Silvia frustriert” (secondo premio al Concorso Internazionale di Coreografia di Colonia del ’69), “Die Folterungen der Beatrice Cenci” (’71), “Machen=machtlos” (’75), il riallestimento del “Balletto Triadico” di Oskar Schlemmer (’77) e “Zwei Giraffen tanzen Tango” (’80) sono alcuni dei suoi lavori più conosciuti. Danza accademica e tanztheater, denuncia sociale e stile realistico, indagini sull’astratto e, a partire dal periodo di Brema, apertura verso il quotidiano: Bohner aveva la stoffa del grande sperimentatore. Prova ulteriore l’attività solistica dell’ultimo decennio.
Come ben sottolinea la studiosa Susanne Schlicher (autrice de “L’avventura del Tanz Theater”, pubblicato in Italia da Costa & Nolan), Bohner è stato, accanto a Susanne Linke, a Reinhild Hoffmann e Arila Siegert (allieva della Palucca, in Italia quasi sconosciuta) tra i personaggi più determinanti per la rinascita negli anni ’80 della danza solistica tedesca. Dall’83 all’89 firmò cinque superbi assoli a serata intera: “Schwarz Weiss Zeigen”, “Abstrakte Tänze/Bauhaustänze” e la trilogia “Im goldenen Schitt I – II – III”. Fondamentalmente astratti, eppure aperti all’emozione, i suoi brani solistici resteranno nel tempo esempio luminoso di una ricerca rigorosa e personale sul rapporto tra corpo e spazio.
“Dialog mit G.B.”, il lavoro proposto a Rovereto da Susanne Linke e Urs Dietrich è un omaggio all’artista scomparso.Susanne Linke è ben conosciuta in Italia. In molti la ricorderanno danzare il celebre assolo “Im Bade wannen” dell’80 o reinterpretare “Affectos Humanos”, il ciclo di assoli creati da Dore Hoyer (l’eroina della danza solistica degli anni ’20), o ancora esibirsi, già accanto a Urs Dietrich (danzatore e coreografo formatosi in seno al Folkwang-Tanzstudio di Essen), in “Affekte”. Quest’anno ha portato a Ferrara l’ultimo suo pezzo per gruppo “Ruhr-Ort”, un brano al maschile sulla condizione operaia, controaltare di successo del famoso “Frauenballett” del 1981.
Anche la Linke, come Bohner, ha tra i suoi maestri Mary Wigman, ma la sua carriera è sbocciata nell’ambito della Folkwanghochschule di Essen. Dal ’70 al ’73 ha danzato al Folkwang-Tanzstudio di Essen, allora diretto da Pina Bausch, iniziando a quel tempo firmare coreografie. “Puppe” del ’75, vinse il premio speciale del Concorso Internazionale di Coreografia di Colonia. Dal ’75 all’85 ha diretto il Folkwang-Tanzstudio. Lasciatolo, ha iniziato a creare brani solistici a serata intera (il premio si intitola “Schritte verfolgen”), dando il via ad una fase creativa assimilabile artisticamente al percorso di Bohner.
“Dialog mit G.B.” ha debuttato all’Hebbel Theater di Berlino in febbraio. I due solisti ed autori, Dietrich e Linke, dialogano attraverso il movimento con Bohner, citando, secondo il loro stile personale, la danza dell’artista scomparso. Qualche aggetto e delle assi costruiscono in scena semplici geometrie con le quali mettersi in rapporto: punto di partenza per una rivisitazione originale delle analisi su corpo e spazio, in cui Bohner era maestro.