Cosa c’è di più bello del volteggiare in aria? Mai come in questo periodo di confinamento e di privazione della libertà ci è sembrato necessario conquistare il cielo. Attività di cui Séverine Bennevault Caton, con la sua compagnia di danza aerea francese À Fleur d’Airs, ha fatto tesoro e arte. E proprio in risposta alla pandemia è nato l’assolo Desattraction1.62, una «boccata d’ossigeno e di leggerezza» l’ha definito la coreografa e interprete «per condividere sensazioni positive e respirare a pieni polmoni». Un viaggio che lei compie in assenza di gravità con David Bowie, i Radiohead ma anche con Claude Debussy. Il titolo rimanda al peso lunare, che è di 1,62m/s2, in relazione alla gravità e al peso terrestre che nell’assolo Séverine vuol far dimenticare a chi la osserva. Del resto è sempre una realtà “aumentata” quella della danza aerea, disciplina acrobatica avente come missione il superamento dei confini e delle costrizioni trasformati sempre in opportunità.
Le stesse opportunità che un felice incontro artistico può portare con sé. Così è avvenuto tra Séverine Bennevault Caton e Serge Ambert. Noto ed eclettico danzatore per Andy Degroat, François Raffinot, Francine Lancelot e Jean-Claude Gallotta, poi coreografo per la sua compagnia Les alentours rêveurs dal 2004, Serge Ambert è interprete e co-autore con Caton di La Diagonale des Anges, secondo titolo proposto al Festival dalla compagnia. Un duetto di cui sono anche interpreti dove cielo e terra, corda e muro cercano un punto di incontro e di equilibrio. Su un canovaccio predisposto, i due performer migrano verso la spontaneità e l’improvvisazione in relazione al contesto e allo spazio pubblico nel quale il lavoro viene allestito. Una scrittura inedita di incontro di due gestualità diverse, di due forme coreografiche solitamente lontane qui felicemente messe in dialogo.