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09/09/1998 - 19:00

Teatro Zandonai

Cuerpo de Sombra y Luz

Formatosi in Spagna all’Istituto del Teatro di Barcellona, Juan Carlos Garcia si è perfezionato nella danza contemporanea in Francia, studiando al Centro nazionale di Angers con Viola Farber e lavorando dall’83 all’85 nella compagnia di Jean-Claude Gallotta. In seguito ha frequentato le lezioni di Merce Cunningham a New York, tornando infine a Barcellona per lavorare con la compagnia Gelabert-Azzopardi in Dèsfigurat.La sua prima creazione con Lanònima Imperial, Eppur si muove, è del 1986. Dedicata a Galileo Galilei, decreta immediatamente alla giovane compagnia di Garcia ottimi riconoscimenti, vincendo il primo premio al Concorso Tortola Valencia. Tra i lavori più incisivi firmati in questi dodici anni Castor I Pollux, Kairos, Afanya’t poc a poc, Eco de silenci, Moving landscape.Cuerpo de Sombra y Luz (1998) rielabora Las Casas Del Olvido (1997), un progetto messo a punto da Garcia in collaborazione con Palma Navares vi era un racconto tratto dalla Storia universale dell’infomia (1935) di Jorge Luis Borges. Attribuito dallo scrittore argentino allo storico arabo El Ixaquì, Storia di due che sognarono è un testo allegorico che si interroga su temi importanti come la fede e l’oblio in relazione alla memoria onirica. La contrapposizione di elementi è del resto una costante del lavoro di Garcia. Nel suo percorso ha riflettuto sui rapporti più svariati: luce e buio, unità e molteplicità, velocità e lentezza, amore e morte. A quest’ultimo binomio Garcia dedicò nei primi anni ’90 Afanya’t poc a poc, lavoro da cui già si esemplificava con chiarezza l’approccio non didascalico ai temi di ispirazione. Gli spunti narrativi si stemperavano infatti in immagini chiaro-scure, nelle quali la qualità emozionale e drammatica del binomio amore-morte si rivelava nella dinamica di movimento. “La mia attenzione – ha dichiarato il coreografo – si è sempre rivolta all’importanza che ha la velocità nel rapporto tra il movimento fisico dei danzatori e la ricettività del pubblico, fattore, questo, puramente mentale. La quantità di informazioni connesse alla composizione di una sequenza deve adattarsi istantaneamente alle capacità ricettiva dello spettatore. In questo modo, nella sua memoria, si creano situazioni, relazioni poetiche ed emozioni che lo obbligano a prestare attenzione a quanto avviene in scena”. In Cuerpo de Sombra y Luz il rapporto creativo tra la Navares e Garcia si stringe, diventando il principale motore ispiratore della creazione. Garcia sviluppa infatti la coreografia a partire dalle suggestioni ispirategli dall’arte in bilico tra classicismo e tecnologia, sogno e realtà, della Navares, a sua volta Palma definisce lo spazio scenografico in rapporto al modo di intendere il rapporto tra spazio, danzatore e pubblico, di Garcia. Anche l’opera di Palma Navares si occupa del resto delle modalità di percezione del corpo. Dai primi anni ’90 la Navares ha concentrato la sua attenzione sull’archetipo femminile, studiando con occhio critico il modo di rappresentare il corpo della donna nella storia dell’arte. Le sue opere si concentrano sul frammento, come accade nei sogni. La scelta della Navares di mettere in rilievo alcune parti del corpo, che riprendono per frammenti capolavori classici, trova infatti un’analogia con i processi di ricordo dei sogni, concentrati su particolari rivelatori. Spiega la Navares: “Intendo il frammento come parte di un tutto, ma anche come un tutto in sé medesimo. Ogni parte del corpo della donna è un universo generatore di vita”. Puntualizzando poi, in perfetta sintonia con la poetica di Juan Carlos Garcia, la sua concezione del rapporto tra opera e pubblico: “Cerco di organizzare le informazioni percepite dallo spettatore, stabilendo un tragitto emozionale. Perché l’arte è per me emozione ed avventura. Sorta di battaglia in terra di nessuno nella quale combattere i fantasmi che girano intorno alla nostra esistenza”.