Maguy Marin comincia all’età di otto anni i suoi studi di danza al Conservatorio di Tolosa; tra i suoi insegnanti c’è Nina Vyrubova.
E’ ingaggiata all’Opéra di Strasburgo ed entra in seguito nella scuola Mudra di Maurice Béjart. Prende parte alla formazione di un gruppo “Chandra”, diretto da Micha Van Hoecke. Collabora con Carolyn Carlson e diventa danzatrice del “Ballet du XXème siècle” di Maurice Béjart, dove interpreta numerosi ruoli solistici. Nel ’76 crea una coreografia per la compagnia: Yu-ku-ri.
Nel ’77 e nel ’78, vince i primi premi dei Concorsi Internazionali di Coreografia di Nylon e di Bagnolet. Nel ’78 fonda, con Daniel Ambash, il Ballet Théâtre de l’Arche, che nel ’84 prenderà il nome di Compagnie Maguy Marin. Nel ’81 la compagnia fissa la propria sede stabile a Créteil e lo stesso anno Maguy Marin crea May B, uno spettacolo ispirato all’opera di Samuel Beckett che la consacra a livello internazionale. La replica numero 200 di May B è avvenuta nel maggio del ’86 al Piccolo Teatro di Milano.
La prima rappresentazione italiana di May B è avvenuta al Festival di Rovereto Oriente-Occidente, nel settembre del 1982.
Dal ’78 ad oggi, Maguy Marin ha firmato una ventina di coreografie.
I titoli più significativi, oltre a May B, sono La jeune fille et la mort 1979, Babel Babel 1982, Hymen 1984, Calmbre 1985, Cendrillon 1985, Eden 1986, e I sette peccati capitali 1987. Coups d’Ethats ha debuttato in luglio al Festival Montpellier Danse 1988. Racconta, Maguy Marin, d’esser partita dall’idea di una foresta: di quelle in cui ci si perde, di quelle che si vedono nei sogni. Dalla foresta è approdata all’idea del labirinto e dal labirinto all’idea dl gioco.
“Nei giochi dei bambini, così come nella vita e nel mondo politico, esiste sempre un gioco di potere. C’è chi vince e chi perde, e non c’è mai alcuna pietà per i perdenti”.
Maguy Marin ritorna dunque a un tema, quello del potere, che ha sempre attraversato come un filo conduttore l’intera sua opera. Senza volerne fare uno spettacolo politicizzato, Maguy Marin presenta i suoi “Colpi di Stati” come una serie di giochi infantili “duri e naif al tempo stesso”, dove il potere è riscritto come un meccanismo generale, senza luogo e senza tempo, rivelato da un re e dal suo popolo di buffoni. Colpi di stato successivi si moltiplicano dentro della scena semplice e terrosa, in una pièce dove Maguy Marin, come ha scritto Bernardette Bonis, “ha ritrovato il senso dei primi balletti di corte del XVI secolo: allegorici e politici”. Il monarca è sempre spodestato perché abusa del suo potere, e il popolo festeggia di un nuovo re che non tarderà a riprodurre il medesimo comportamento.
“I miei genitori sono rifugiati politici spagnoli”, racconta la Maguy Marin, “che per tutta la vita hanno dovuto pagare il loro impegno politico. E’ un fatto che mi ha segnata e di cui sono molto fiera. E’ anche un fatto che ha condizionato la mia visione del mondo: vedo il mondo pieno di gente che trae piacere soltanto dall’esercizio del potere”.
Coups d’Etats ci restituisce questa visione.